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![]() Franco Eco mette in scena un testo di Vincenzo Latronico Linee guida sulla ferocia Avvincente spettacolo sull'ordinaria ferocia delle dinamiche lavorative di Oriana Maerini Il teatro anticipa la realtà o la rispecchia? Nel giorno in cui la FIAT annuncia che non applicherà più gli accordi sindacali rifletto su Linee guida sulla ferocia il bellissimo testo del giovane romanziere Vincenzo Latronico, commissionato dal Napoli Teatro Festival Italia e messo in scena dal regista e compositore Franco Eco, che ho visto pochi giorni fa al Teatro Colosseo di Roma. La ferocia è tra noi, domina i rapporti quotidiani sul posto di lavoro ma spesso ce ne dimentichiamo o la diamo per scontata. Lo spettacolo è un pugno nello stomaco che mi fa venire i mente i film sul proletariato inglese di Ken Loach. Ma qui la ferocia assume una dimensione più forte e più subdola da guerra dei poveri che non vede vincitori ma solo la reiterazione dello scambio fra vittima e carnefice. Lo spettacolo è una sferzata di nuda, cruda e disarmante contemporaneità. Franco Eco, giovane e talentuoso regista e compositore di cui abbiamo già ammirato lo spettacolo "Babyboom", attraverso una messa in scena asciutta ma passionale (il colore rosso domina sullo sfondo nero) non lascia nulla all'immaginazione e riempe le parole tanto usate in questi tempi come“crisi”, “precariato”, “licenziamenti” e “mobbing” di significato carnale in senso non metaforico. I corpi degli sfruttati sono frustati, usati e abusati, a significare che la violenza che subiamo sul posto di lavoro non è solo morale ed economica ma anche fisica. Si esce turbati dal teatro, ma non troppo. Quelle scritte da Latronico e rappresentate da Eco sono scene di quotidiana mostruosità che riempono le pagine dei giornali e i giovani, anche se non in forma così grottesca, vivono oggi sulla loro pelle. Ora, viste sul palcoscenico risvegliano in noi lo sdegno per la pericolosa involuzione del nostro sistema sociale perchè ammirare la performance degli attori è un'esperienza forte per lo spettatore, una sorta di via crucis che percorre seguendo il calvario di Donato, Alfredo e Carla: tre disoccupati, candidati ad un impiego che, per due settimane sono segregati in un ufficio e devono tessere e sciogliere alleanze fra loro al fine di far colpo sulle aspettative de “il Domatore”, uno spietato selezionatore delle risorse umane che è stato un tempo a sua volta "domato" dalla vita aziendale.
(Martedì 22 Novembre 2011) |
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