 Un esempio del potere “democratico” del cinema FIFF 2011: ospiti e tematiche Molti i nomi noti che hanno animato il festival di Namur
di Paola Galgani  Namur. Ogni giorno il festival francofono di Namur prevedeva un ampio spazio per incontrare i protagonisti delle pellicole proiettate; e la risposta del pubblico è stata calorosa, dato che in Belgio non capita tutti i giorni di potersi rivolgere direttamente ai propri beniamini. (e qui qualcuno spera di imbattersi in Spielberg all’anteprima a Bruxelles il 20 ottobre prossimo…mah.) Cominciamo dallo scandalo dato da uno degli interpreti belgi più noti, Poelvoorde (recentemente visto nelle nostre sale in Niente da dichiarare), che ha rifiutato interviste alla “stampa popolare”. Ll’attore era presente al festival in quanto protagonista -assieme a Isabelle Huppert- di Mon Pire cauchemar di Anne Fontaine, film di chiusura del FIFF nell'ambito della serata di gala. Il suo snobbismo non è giustificato dato che è proprio grazie al cinema popolare e alla corrispondente stampa che ha conquistato la popolarità nel suo paese. Ha sfoderato invece la sua simpatia sia con la stampa sia con gli spettatori l’attore francese Jean-Pierre Darroussin che, ricordiamolo, ha lavorato con registi dello stampo di Klapish, Resnais, Blier e Guédiguian. Darroussin ha presentato il film in concorso di cui era interprete, De bon matin, in cui interpreta un uomo d’affari che però un giorno, come al solito nel suo ufficio di mattina presto, spara a due suoi superiori senza una ragione.

Una scena di "Et maintenant on va ou" Ancora più semplice e solare Ariane Ascaride, musa e moglie di Robert Guédiguian con cui ha realizzato ben 17 film; inoltre, “coup de cœur” di questo FIFF che le ha dedicato una sezione apposita. L’attrice ha molto divertito il pubblico portando, come ha detto, “il sole di Marsiglia” nella piovosa città belga, e non risparmiando la sua complicità in aneddoti e confessioni simpatiche. Tra i vari discorsi personali, ha rievocato il premio César ricevuto per Marius et Jeanette e la cosceneggiatura di Voyage en Arménie. Ma la presenza più applaudita è stata quella di Bouli Lanners, reduce dal successo di Cannes di cui ha celebrato la chiusura della Quinzaine dopo aver ricevuto due premi; l’artista a tutto campo -pittore, regista, scrittore e attore..- ha voluto per l’apertura del festival un incontro di tipo “intimista” (testuali parole) nonostante la presenza di tutta l’equipe del film, che tratta della ricerca di libertà di tre adolescenti. Nello scambio con il pubblico, naturalmente si è parlato molto di questa età della vita, e il regista ha confessato di aver provato “una felicità assoluta” nel poter realizzare un’opera in cui ricordare i suoi anni verdi. Un festival dunque molto accessibile a tutti e decisamente interattivo, un’edizione in cui si è parlato più di politica rispetto alla sfera privata che ha dominato le tematiche degli anni precedenti. La nota originale del FIFF, infatti, è la provenienza particolare delle produzioni, vale a dire europea, canadese, asiatica e soprattutto africana. Una storia a parte è per una serie di film di cui la maggior parte si trova nella sezione Regard du Present: Paris mon Paradis, Le sacrifice, Laicitè, Inch’Allah, Ode nomade, Plus jamais peur, Opèration Casablanca e poi Koundi et le jeudi National. ll colore africano, infatti, è stato quello predominante di questa edizione in cui soprattutto le produzioni tunisine hanno raccontato con una certa urgenza come il cinema sia anche portatore di democrazia.

(Lunedì 10 Ottobre 2011)
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