 Una regista tutto impegno e rigore Liliana Cavani: una donna nel cinema Al Romafictionfest il film biografico sulla regista
di Pino Moroni Una quinta edizione della Romafictionfest, con spostamenti di location (Auditorium del Parco della Musica) di date (fine di settembre), di incarichi di gestione (APT), piena di aspre polemiche, di tagli di bilancio e di programmazione.
Solo una fiction, prodotta da Raicinema e da Claudia Mori per Ciao Ragazzi ha tenuto alto il livello della produzione italiana, con un soggetto tutt’altro che banale e ripetitivo ed una realizzazione altamente professionale. Troppo amore di Liliana Cavani, una delle registe, che hanno fatto onore con il loro impegno al cinema italiano, ha voluto dimostrare come ancora si possa fare del cinema di pensiero, con temi impegnati ed originali. Basta dire che si tratta dell’ossessione d’amore dì un uomo di 40 anni per una donna di 28 anni. Una critica vera e partecipata su una delle tante deviazioni paranoiche, che caratterizzano i rapporti uomo-donna in questa società ormai malata ed incurabile.
In una triste e noiosa programmazione: “I Cesaroni 3”, “Tutti pazzi per amore 3”, “Centovetrine 10”, “Distretto di polizia 112, “Rex 4” e “Romanzo criminale 2” (premiato), oltre “Smallville 10” e “Charley’s Angels anni ’80”, un semplice documentario sulla vita artistica della Cavani diretto da Peter Marcias in collaborazione con Patrizia Masala è un piccolo capolavoro.
Liliana Cavani: una donna nel cinema. Una tra i maggiori registi italiani, non per la scarsa produzione nei confronti dei più prolifici raccomandati, ma per le storie sempre originali ed approfondite dei suoi lavori. Giunta in televisione negli anni ’60 si è ben preparata al mestiere con alcuni documentari come La storia del terzo Reich, La donna nella resistenza, L’età di Stalin.
Il documentario è stato girato sotto forma di intervista, parte alla Casa del Cinema di Roma e parte sulla spiaggia di Poetto in Sardegna. L’avventura cinematografica della Cavani si è sviluppata per circa 40 anni, da Francesco di Assisi, con Lou Castel (1966) fino alle recenti serie Tv De Gasperi e Einstein.
La storia della regista ha evidenziato una incomparabile curiosità intellettuale, un impegno civile e sociale ed una grande umanità nei confronti dei suoi interpreti.
Scorrendo la sua cinematografia mentre scorre l’intervista traspare il suo impegno ed il suo rigore nell’approfondire l’uomo e la sua dignità umana.

A cominciare da I cannibali, una libera trasposizione moderna (1969) della tragedia di Sofocle, l’ “Antigone”. La pìetas verso i morti insepolti da una società autoritaria ed ottusa che si avvia all’indifferenza ed all’ orrore.
Il suo Galileo, dirompente eppure saggio, in una società convenzionale e repressiva. È una delle più belle pagine sulla abiura forzata della scienza illuminata alle ottuse leggi politico religiose. Una serie di film in cui l’uomo è oppresso ed imprigionato e plagiato come nell’Ospite, sulle violenze negli ospedali psichiatrici o come Il portiere di notte, in cui le debolezze dei carnefici e delle vittime diventano esemplificazioni degli abissi dell’animo umano dentro gli orrori più grandi della storia.
Dall’inchiesta-intervista sulle opere della regista ne viene fuori un affascinante percorso di ricerca esistenziale nell’uomo malato e perverso come Nel bene e nel male, handicappato ed emarginato come Dove siete? Io sono qui, santo e straniato come nella riedizione di Francesco, con Mikey Rourke, che offre una sua testimonianza di grande stima.
Questa donna, oggi fragile e dolce, ha con forza, in tempi non sospetti, predetto il nostro futuro: un inferno di rapporti, con il cinismo e la corruzione endemica diffusi, in cui, alla fine, rimaniamo solo con le nostre pelli, svuotate sia del corpo che dell’anima, come l’italiano stritolato dal carro armato americano nel film La pelle.
(Venerdì 30 Settembre 2011)
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