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Remake americano del cult svedese "Lasciami entrare"

Blood Story

Matt Reeves realizza un film dignitoso che non impallidisce davanti all'originale


di Mirko Lomuscio


In principio c’è stato un romanzo scandinavo scritto da John Ajvide Lindqvist, poi la sua trasposizione cinematografica svedese per la regia di Tomas Alfredson intitolata Lasciami entrare (come l’opera da cui è tratta). Ora, con Blood Story, gli americani, con buona parte di capitali inglesi, (a produrre è la rinata Hammer) tentano il colpaccio e, memori degli allori che il film del 2008 ha ottenuto in giro per il mondo, rielaborano quel famoso romanzo a loro modo. Ovvero senza equivocare troppo, rendendolo più accessibile a livello commerciale, cercando di non perdere nemmeno un briciolo del fascino tetro e isolato del materiale d’origine.
Quindi, abbandonati i paesaggi nevosi del nord Europa, l’ambientazione stavolta viene spostata in New Mexico, sempre in un contesto invernale e imbiancato e sempre nei primi anni ’80, precisamente nel 1983.
Qui troviamo il piccolo Owen (Kodi Smith-Mcphee), un dodicenne che vive solo con la madre separata, in un condominio abitato da poche persone.
Improvvisamente irrompe nella sua vita una nuova inquilina, la coetanea Abby (Chloe Moretz), una bambina misteriosa che il nostro incontra solo nelle ore notturne. Abby è una vampira e per vivere ha bisogno di succhiare il sangue di incaute vittime. Owen però, nonostante la sua condizione di non morta, avverte in lei un’aurea di dolcezza che lo trascina in un rapporto che sconfina verso l’amore.



Era logico che il grande successo del film Alfredson prima o poi avrebbe destato l’interesse del cinema hollywoodiano, tant’è che a occuparsi di tutto, cioè script e regia, è stato chiamato Matt Reeves (Cloverfield), un giovane di belle speranze che proviene da film tutt’altro che economici. Una scelta del genere avrebbe potuto far storcere il naso ai cultori dell'originale, ma Blood story (titolo preferito all’ultimo momento ad Amami, sono un vampiro!) è un film che regge egregiamente il confronto con il prototipo svedese perchè riesce a creare l’atmosfera isolata e fanciullesca che tanto ha aiutato Lasciami entrare. Analizziamo ora i pregi e i defetti di entrambe le pellicole: l'originale proponeva una narrazione volutamente troppo autoriale per ciò che si raccontava ma vantava l’originalità di alcune scene chiave (quasi tutte quelle dove la vampira è in azione). Il remake, di contro, ripropone tali scene un po’ troppo a livello spettacolare (con ausilio della CGI) quasi a rasentare il ridicolo, ma regala una narrazione più accessibile al pubblico di massa e quindi più ritmata per i gusti facili.
Insomma Reeves se l’è saputa cavare egregiamente anche grazie all’apporto recitativo dei due bravi protagonisti: la bella, tenera e cupa Moretz (Kick-ass) ed il timido Smith-McPhee (The road).
Come attori comprimari troviamo due nomi di indubbia professionalità come Richard Jenkins (L’ospite inatteso) ed Elias Koteas (Tartarughe ninja alla riscossa).

giudizio: ** 1/2



(Sabato 1 Ottobre 2011)


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