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Sarah Jessica Parker di divide fra carriera e famiglia

Ma come fa a far tutto?

Commedia "socialmente utile" firmata da Douglas McGrath


di Francesco Marghella


Ma come fa a far tutto? E' la domanda che naturalmente si pone ad una donna che prova, dimenandosi tra piccoli e grandi compromessi, a dividersi tra un lavoro appagante in una delle società di investimento più importanti del mondo, una famiglia con due bambini piccoli ed un uomo anch’egli lavoratore. Lei è Kate (Sarah Jessica Parker) - personaggio letterario creato dalla penna della giornalista inglese Allison Pearson che, con il suo I don’t know how she does it del 2002, ha venduto 5 milioni di copie nel mondo. (edito in Italia da Mondadori) - una mamma che non vuole rinunciare alla carriera, pur rimanendo dell’idea che la cosa più importante siano gli amori della sua vita, Emily e Ben, i suoi due figli, ed il marito Richard (Greg Kinnear). Quando il lavoro la chiamerà per un progetto ambizioso, costringendola a viaggi continui e ad assenze forzate e impreviste da casa, sarà costretta a diverse scelte difficili, ma, grazie alla sua volontà, riuscirà sempre a mantenere l’equilibrio con un piede di qua ed uno di là.



Ed è proprio la costante permanenza su uno strato di ghiaccio sottile ciò che piace in questa commedia brillante, adattata per il grande schermo da Aline Brosh McKenna (già sceneggiatrice de Il diavolo veste Prada) e diretta da Douglas McGrath (regia in Emma, sceneggiatura in Pallottole su Broadway). Il pericolo di disfare tutto da un momento all’altro, tra i sensi di colpa, la paura di non riuscire ed una fede incrollabile nell’idea che la strada percorsa sia giusta. La vita è incasinata e si gioca di rincorsa tra un ritardo, una dimenticanza, il capo e i colleghi, i parenti e gli amici, le iene e le streghe, e, perché no, una possibile storia d’amore con il guru dell’azienda (Pierce Brosnan). Un mondo ricostruito alla perfezione, in cui si ritrovano le situazioni e i personaggi di tutti i giorni che ruotano attorno alla mamma in carriera e che sono raccontati, con piglio confidenziale, attraverso gli occhi e i pensieri della protagonista. Fedele al romanzo, il film lavora bene sui caratteri, smussandone ovunque gli spigoli e sulla non difficile trasposizione della storia dalla city londinese alla Boston d’oltreoceano.
Il caso editoriale, che ha fatto innamorare le giovani coppie alla prese con gli stessi identici problemi di Kate e Richard, meritava, effettivamente, un passaggio sul grande schermo. Un riflettore acceso su un tema cardine della società contemporanea. Nota a margine: la scena della videoconferenza ci proietta in un prossimo futuro che è già qui, già possibile, già presente. Fine dei viaggi e della vita d’ufficio. Il problema della mobilità risolto e più tempo per tutto.

giudizio: **





(Giovedì 22 Settembre 2011)


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