 La famiglia problematica ma che resiste è quella che emerge dalla kermesse Fiuggi Family Festival Viste oggi due pellicole europee: Il ragazzo con la bicicletta e Un mondo migliore
di Francesco Marghella  Fiuggi (FR) Qual è l’idea di famiglia che emerge dal Fiuggi Family Festival 2011? Partecipando alla rassegna cinematografica, anche tra i film non in concorso, abbiamo avuto modo di sperimentare un grande numero di autori, provenienti da tutto il globo, che si sono incontrati, più che affrontati, in uno scambio culturale che ha avuto come scenario la Piazza Trento e Trieste del grazioso centro Frusinate. Il filo rosso che lega le pellicole è quello dei rapporti all’interno della famiglia segno che l'intenzione dei curatori della kermesse hanno voluto privilegiare questa importante tematica. Genitori – figli e in particolare il rapporto padre – figlio. Prendiamo ad esempio due pluripremiate pellicole europee, “Il Ragazzo con la Bicicletta” di Jan Pierre e Luc Dardenne e “In un Mondo Migliore” di Susanne Bier (Premio Oscar come miglior film straniero). Entrambe cercano di esplorare, sul filo della psicologia, l’afflizione dei figli, vittime di situazione di disagio, di privazioni e mancanze. Nel primo, l’undicenne Cyril chiede disperatamente al giovane sprovveduto padre, costretto ad arrangiarsi per mantenersi, di poter vivere con lui. Sulla sua strada troverà, invece, l’affetto di Samantha, trentenne indipendente, che si apre completamente ai tormenti del piccolo, trovando in lui ciò che cercava. Nel secondo troviamo il confronto tra due bambini travolti dalle conseguenze di eventi traumatici. La perdita della madre e la separazione dei genitori. Anche qui i rapporti con i rispettivi padri risultano decisivi nei rispettivi destini. Oltre ad una analogo sostrato, tra i due soggetti si è potuto riconoscere un forte legame, laddove molti dei temi affrontati sono comuni. Il dramma interiore di chi non trova una guida nelle classiche figure genitoriali, l’abbandono e lo smarrimento che generano violenza. Una violenza senza ragioni, se non quella di ricerca di una propria giustizia, primitiva, ancora non corrotta dalle regole della convivenza civile adulta. Dettate, in fondo, dai sentimenti e non dalla ragione. I piccoli protagonisti che hanno conosciuto la rabbia e lo sconforto, la solitudine, sono costretti ad esperire le conseguenze più estreme dei loro atti, arrivando ad intuire da soli la necessità della morale. Due film molto forti, coinvolgenti, dove il realismo è spinto alla sua forma compiuta e la linearità concede ampio respiro alla sceneggiatura e alla libertà di emozionarsi. Per rispondere alla domanda d'apertura si può dire che l'immagine della famiglia che emerge da questa rassegna è quella di un nucleo familiare messo a dura prova dalle contingenze, dalla cui scomposizione è l’inquietudine a rappresentare la componente fondamentale. Ma è anche una famiglia che tiene, che resiste, saldata attraverso legami affettivi che, nonostante tutto, rimangono umanamente irrisolvibili.
(Sabato 30 Luglio 2011)
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