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Il regista a Roma per presentare "Cirkus Columbia"

Danis Tanovic

"Ho fatto un film per ricordare ai giovani il pericolo del nazionalismo"


di Oriana Maerini


Roma. La guerra sembra essere il filo conduttore dell'opera di Danis Tanovic. Esclusa la parentesi kieslowskiana de L’enfer, il regista bosniaco, premio oscar come miglior film straniero con No Man's Land ha sempre raccontato l'orrore e la violenza dei conflitti che sconvolgono il mondo. Il suo film precendete Triage narrava, infatti, dei traumi post bellici di un fotoreporter (Colin Farrell) che torna a casa dall’Iraq straziato dalla guerra. Ora torna sul grande schermo con Cirkus Columbia, in sala da domani, una pellicola tratta dall'omonimo romanzo di Ivica Djikic(co-autore anche della sceneggiatura del film) ambientata nel periodo antecedente il conflitto che ha insanguinato l'ex Jugoslavia. Figlio di un pianista, nato e cresciuto a Sarajevo, Daniel Tanovic è uno che di guerra se ne intende: quando scoppiò il conflitto bosniaco partì, infatti, volontario per filmare documentari di guerra per conto dell’European Humanitarian Office. Il materiale che Tanovic e i suoi colleghi raccolsero durante queste missioni venne utilizzato in molti film e molti servizi giornalistici sulla guerra in Bosnia. Quest'ultima pellicola parla di Divko Buntic (un bravissimo Miki Manojlovic), un emigrante che torna in Bosnia-Erzegovina dopo 20 anni di esilio in Germania accompagnato da una bella donna e dal suo gatto nero mentre nel suo paese aleggia il conflitto che da lì a poco sconvolgerà quella regione. L'uomo, nonostante il precipitare degli eventi, sembra solo ossessionato dalla ricerca del suo felino scomparso da casa.

Cosa ha voluto dire con la metafora del gatto?
Ho fatto il film per le nuove generazioni del mio paese. Per ricordare loro la pazzia di chi, all'epoca, cercava di preservare la normalità della vita in quelle terre. E' quello che è successo anche a me quando avevo 23 anni. Studiavo cinema e la sera prima che scoppiasse la guerra ero intento a montare un film in cui facevo l’orso. Vivevo completamente in un altro pianeta”.

Una scena di Cirkus Columbia



Qual è il messaggio del film?
Ho cinque figli e un forte senso di responsabilità verso di loro. Non voglio che in futuro siano costretti ad imbracciare un fucile. Il film vuole mettere in guardia la gente sulla nascita dei nazionalismi che sono sempre fatali e portano violenze e disgregazione. Nel mio paese vivevamo tutti insieme senza problemi prima dell'avvento delle lotte fratricide incendiate grazie all'odio razziale.

A chi lo dedica?
L’ho scritto per i miei genitori, per la loro generazione, per far capire loro cosa avevamo e cosa abbiamo perso”. Sono tornato da poco dalla Bosnia ed ho potuto constatare che è tutt’ora “sull’orlo di una crisi di nervi”. Per me è difficile tenere la guerra lontana dall’arte. Vivo in un mondo “inquinato” dalla sua possibilità di un conflitto e ne porto le conseguenze. Nella prossima pellicola, di cui ho già scritto la sceneggiatura, affronterò altri temi.

Ma Cirkus Columbia parla anche d'amore...
Si, è innanzitutto una storia che parla d'amore, di diverse storie d'amore. L'amore per la mia terra ed anche le diverse relazioni d'amore dei personaggi. Credo che se Fellini avesse letto il libro di Ivica Djikic se ne sarebbe innamorato e ne avrebbe tratto una pellicola. C'è un sapore di amarcord, di ritorno all’infanzia”.

Come ha trovato il libro?
E' stato il mio miglior amico a segnalarmelo, purtroppo non riesco mai a trovare una fonte di ispirazione senza l'ausilio di qualcuno.


Riflessione sulla guerra firmata da Danis Tanovic
Triage
DVD distribuito dalla 01 distribution

L'inferno familiare di Danis Tanovic
L'Enfer
Primo capitolo della trilogia incompiuta di Kieslowski
Nel film tre famosi volti del cinema francese: Emmanuelle Béart, Karin Viard e Marie Gillain.





(Giovedì 26 Maggio 2011)


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