 Habemus Papam Nanni Moretti e la gerontocrazia L'obiettivo cinematografico dentro le miserie umane
di Pino Moroni Nella nostra italiana, immensa ipocrisia e falsità, nessuno si era mai azzardato a parlare della Chiesa, del Conclave e dell’elezione di un povero fragile vecchio, come capo di un miliardo di cattolici. Ma Nanni Moretti sì! Nanni Moretti ha affondato il suo obiettivo cinematografico dentro le miserie umane anzi umanissime di tutti quei fragili, teneri, infantili anziani, che sono invece costretti a dimostrarsi forti, preparati, ispirati, efficienti per una società solo falsa e formalistica.
L’ha fatto parlando appunto dei cardinali. Dando una strapazzata, come sa fare molto bene, ed un consiglio sano a questi vecchi di una società invecchiata, per parlare in fondo a tutti gli altri in un universale attuale. Con quanta commovente umanità consiglia agli anziani di distendersi, di giocare a carte, di non prendere medicine, di fare ancora sport e leggera competizione fisica. E se qualcuno non se la sente di prendersi sulle spalle responsabilità più grandi della sua tenuta, ormai logorata dagli anni, di lasciare pure, di ritirarsi: non è un errore, ma un onore.

Così detto sembrerebbe tutto facile. C’è invece da acquisire una maturità, una consapevolezza, che forse i vecchi di oggi non hanno più. Nanni Moretti fa intravvedere questa saggezza solo alla fine del film, dopo un travaglio intenso e doloroso (del suo interprete Michel Piccoli) forse più di quello de La stanza del figlio. Un percorso fatto di continue prese di coscienza, di piccoli atti e parole, di compassione e ragionamento, per far capire quanto sia difficile ‘fare i vecchi’, in una società dei media, che li vuole stressati, sfruttati, strumentalizzati, affogati di informazioni fasulle. Mostrati come grandi saggi e vincenti, quando invece sono solo esseri debilitati nel fisico e nella mente. Un grosso equivoco ed una grande mistificazione mediale.
Si continua a far vedere e rivedere gli anni ’50 e ’60 ed il boom economico, quando tanti vecchi di ora erano giovani ed efficienti, le generazione che hanno rifatto l’Italia. Si continua a far vedere ottantenni e novantenni ancora lucidi, brillanti e produttivi. Perfino donne ancora belle e desiderabili.

Quale cattiveria ed esempio sbagliato. Un falso ideologico e sociologico che fa comodo a chi pesca in questo grande serbatoio di soldi, di consumi, di voti, in questo grande serbatoio di ultime illusioni.
Per poi scoprire che è solo l’espediente per camuffare la vera gerontocrazia al potere, avvezza ad una continua restaurazione del passato, fatta di forme e di regime, attraverso l’asfissia di tutte le idee innovative e la conseguente inevitabile sparizione dei giovani, in una società destinata solo a morire.
(Martedì 19 Aprile 2011)
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