 La vita è triste (e alcolica) anche a Londra Another year Mike Leigh esporta le "casette bianche" in Inghilterra
di Pino Moroni Abituati a sentir parlare male della opulenta ma disastrata civiltà americana, sia dai registi americani, come Jim Jarmush, Oliver Stone, Paul Thomas Anderson, sia da registi di altre nazionalità, come Sam Mendes, Denys Arcand, Atom Egoyan, le "casette bianche" americane sono diventate il simbolo del decoro esterno e di potenti crisi esistenziali interne.
Vedere ora che anche il cinema inglese sta percorrendo la stessa strada, viene da pensare che tutto il mondo è paese e che viviamo ormai in una crisi dell’uomo universale ed irreversibile.

Il film inglese in questione è Another year di Mike Leigh, che già aveva iniziato questo discorso con Segreti e bugie (1996). Ma se con quel film aveva voluto appunto scoprire segreti e bugie dei puritani ed indifferenti inglesi, con questo film va ancora più a fondo di una ipocrisia di vita, vuota e convenzionale, senza sussulti e senza anima, per tutte le quattro stagioni dell’anno. In una esemplificazione di personaggi, rappresentanti della società londinese, per ricavarne un discorso universale riferito ad uno strato sociale inglese oggi molto rappresentativo.
Gerry e Tom sono una coppia con molti anni di matrimonio, ma ancora efficienti nel tessuto lavorativo. Lui è un geologo che prepara studi sui tracciati di strade futuribili, che non vedrà mai finire. Lei è psicologa in un ospedale, con una lunga esperienza, ma con entusiasmi, sia professionali che umani, ormai spenti.

Il figlio Joe, uomo ormai maturo ma scapolo, fa l’avvocato in un centro di assistenza per i poveri, anche lui di maniera. La paura dei genitori è che sia gay, ma in fondo è solo in attesa di una donna mediocre che gli faccia compagnia. Come si fanno solo compagnia i genitori, che nel week end coltivano l’orto ed invitano a casa gli amici o presunti tali per fare qualcosa di diverso, sempre uguale. Mary una segretaria matura dell’ufficio di Gerry, sempre alla ricerca di un uomo per scaricare le sue tensioni è la sua migliore amica. Ken è l’amico di Tom, molto abbrutito e spesso ubriaco.
Il film in fondo racconta degli incontri di questi fine settimana, in frammenti di quotidiano agrodolce, con i piccoli cambiamenti durante un anno intero. Con una discesa lenta ma continua verso il nulla, non solo delle aspirazioni e degli interessi, ma dei valori e dei rapporti. La stessa coppia che sembra granitica nei suoi comuni interessi, complicità ed argomenti di conversazione, si scopre nella sua solitaria routine ed ovvietà.

Con quello che rimane a chi non sa più reagire e costruire mentalmente: quella, anch’essa ormai ripetuta, nostalgia degli oceanici happening dell’isola di Wight, ed il giro del mondo, nella giovinezza, approfittando dei viaggi di lavoro.
Neanche un lutto di famiglia, la morte della moglie del fratello di Tom riuscirà a scuotere il letargo di emozioni della coppia. E l’ospitalità a questo fratello, ancora più assente di tutti, aggraverà soltanto quella atmosfera di deserto di vita.

Alla fine le stesse stagioni, che invece si rinnovano sempre, non sono più recepite da chi è già sensitivamente appassito e rappresentano soltanto la continuità delle abitudini.
(Lunedì 28 Marzo 2011)
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