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La biografia non autorizzata di Berlusconi

Silvio Forever

Purtroppo Silvio c'è...


di Roberto Leggio


Parlare male di Berlusconi è come sparare sulla Croce Rossa. Ogni giorno dobbiamo subirci una sua “uscita”, una battuta, una sparata (poi smentita), una qualsiasi cazzata ed un suo “gioioso” comportamento. Infatti raccimola consensi, anche quando è il più odiato in Italia. La domanda è perché? Semplice lui è un joeur, un uomo che si è fatto strada cantando sulle navi da crociera (intrattendo già allora una “paccotiglia” umana) e chiuderà il cerchio cantando (e ridendo) con Apicella nella sua villona ad Arcore; zona franca di puttane, divette (che entreranno in politica) e leccaculo (di qualsiasi parte politica). Lui piace perché, può cose che altri “italiani” non possono nemmeno pensare. Così fare un documentario (di montaggio) come Silvio Forever, invece di “analizzare” il fenomeno da baracone tutto italiano, finisce per renderlo simpatico ed attraente. E dire che le motivazioni erano tutt'altre. Esplorare con ironia surreale, la vita di Silvio Berlusconi, capire come un imprenditore (indubbiamente) di successo, sia potuto diventare un primo ministro italiano (con tanti, tantissimi scheletri nell'armadio) e un trascinatore di folle sempre con il sorriso beffardo sulle labbra. Certo si ride a vedere la scalata di un uomo sfrontato, prima in una Milano del dopo guerra (cacciato da una scala da dei comunisti mentre era intento ad attaccare manifesti della DC... momento topico per fargli capire da che parte stare), quindi in una Italia corrotta e corruttibile dei primi anni '90 (quella di mani pulite e dell'infinito conflitto di interessi) e adesso in un paese allo sbando, senza più un punto (qualsiasi) di riferimento. Senza contare i culi, tette e quant'altro, che sono il marchio di fabbrica delle sue televisioni, nate per infondere sicurezze e divertimenti a donne inane nelle loro vite afasiche. Fino alle ultime tristissime e immorali “faccende” delle bunga-bunga nigths.

Un personaggio grottesco da commedia dell'arte, ma artefice della più grande manipolazione mediatica degli ultimi trent'anni. Alla base del progetto, c'è un documentario (Forza Italia... titolo evocativo ed inquietante) degli anni '70 sulle ipocrisie e le incongruenze del potere della DC, diretto dallo stesso Roberto Faenza di oggi, e scritto dagli identici autori Antonio Padellaro e Carlo Rossella (passati negli anni ad approfondimenti più frivoli al servizio dei potenti). Una sorta di remake del quale se ne poteva fare a meno, in quanto tutto quello che si vede (e si sente con la voce narrante di un fittizio Berlusoni, Neri Marcorè... ) è cosa saputa e risaputa. Niente è nuovo sotto il sole, tranne per le bordate anti berlusconiane (come si addice ad un uomo di spettacolo) che vengono da comici navigati come Beppe Grillo, Dario Fo, Paolo Rossi, Roberto Benigni e da intellettuali dal calibro di Indro Montanelli, Umberto Eco, Andrea Cammilleri e Marco Travaglio; che con le loro battute fulminanti e analisi caustiche criticano una totale mancanza di opposizione. Chiaro segnale che lo spettacolo continuerà per anni ed anni...

Giudizio *1/2



(Sabato 26 Marzo 2011)


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