 Rinascita della commedia? La nuova commedia all'italiana Un sotto-genere specifico per ogni gruppo di età
di Piero Nussio Di recente, su queste stesse pagine web, Pino Moroni è intervenuto sull'attuale veste della commedia italiana, accusandola in poche parole di essere un ricettacolo di "barzellette" e battutacce sostenute essenzialmente dal passaparola in internet (Facebook e simili). Forse Moroni non ha tutti i torti, ma ha probabilmente peccato di semplicismo. È verissimo quello che ha detto per il film di Checco Zalone, che è un fenomeno sviluppatosi proprio in internet (su YouTube per la precisione) e che è nato come una "macchietta", come pure il suo nome d'arte. L'attore si chiama infatti Luca Medici, ed ha cominciato sull'emittente pugliese Telenorba prendendo in giro i cantanti neo-melodici e sgrammaticati che hanno successo in tutto il sud d'Italia ("Se non avrei fatto il cantande"). Il nome d'arte del personaggio del cantante sgrammaticato è "Checco Zalone", non da Francesco Zalone, ma da che cozzalone!, che è un modo di dire pugliese per indicare il cafone o il burino. Il personaggio ha avuto successo e l'ha portato agli schermi nazionali di Zelig off poi, con l'aiuto di YouTube e del cinema, al successo nazionale.

Immaturi Ma questo fenomeno non va assolutamente confuso con quello di Antonio Albanese, anche se entrambi prendono lo spunto da una macchietta. La macchietta di Cetto la Qualunque nasce con uno spirito molto più "politico" e con un intento di critica sociale che non ha paragoni con la sgangheratezza dell'altro personaggio. Albanese è stato l'interprete di Giorni e nuvole (Silvio Soldini, 2007) e de La seconda notte di nozze (Pupi Avati, 2005). Di certo Qualunquemente ha tutti i difetti della "gag" allargata a pretesto di un film, e corre il rischio di essere considerata becera e volgare come il personaggio depravato di cui racconta le miserabili prodezze. Ma l'argomento, la sofferta aderenza a certe situazioni calabresi, l'imprevedibile aderenza alle tragicomiche situazioni della nostra classe dirigente nazionale lo avvicinano molto di più a Il caimano (Nanni Moretti, 2006).
Ancora diversa è la situazione di altre commedie, di genere sicuramente più "commerciale", che sono citate da Moroni nel suo articolo nel mazzo indifferenziato delle "barzellette": Immaturi e Femmine contro maschi. Aurelio de Laurentis, produttore di tanta schiatta ed attuale presidente del Napoli calcio, sembra abbia dichiarato di recente, a proposito dei successi riportati dalla sua squadra da quando ne è il responsabile: «Fare una squadra di calcio vincente non è niente, per uno che è abituato a dover far fruttare quella cosa così sfuggente che sono i film, e a dover riempire le sale per far ritornare i soldi spesi per la produzione…».

Immaturi A parte una certa vanagloria, tipica del personaggio e di molti napoletani, ma comprensibile in un presidente che ha portato la sua squadra in pochi anni dalla serie C alla lotta per lo scudetto, questa frase apre degli interessanti spiragli per uno che voglia interessarsi di cinema, e una volta tanto come fenomeno industriale e non solo come fatto estetico o culturale.
I "cinepanettoni" di Aurelio de Laurentis (Filmauro) sono sicuramente beceri e volgari, ma evidentemente sono studiati a tavolino molto più delle tattiche e pre-tattiche di un allenatore di pallone, a sentire le dichiarazioni del produttore.

Femmine contro maschi Ed allora conviene fare un'analisi di certe pellicole molto più sottile e circostanziata, come presumibilmente l'hanno fatta i vari responsabili prima di produrla, interpretarla o dirigerla. Sgombriamo subito il campo dal punto di vista estetico, culturale e anche più genericamente cinematografico: questi film sono mediocri prodotti commerciali. Non aspirano certo all'amore dei cinefili, e neanche alla gloria perenne. Non aspirano né all'Oscar e nemmeno al David di Donatello, e dopo una breve parabola nelle sale riappariranno solo di sfuggita su una rete in prima serata per poi scomparire nel meritato oblio.
Ma prima di farlo possono aver arricchito o rovinato economicamente sia gli interpreti che i produttori: per questo si mobilitano i maghi della pubblicità, si mandano tutti gli attori a fare comparsate improvvide negli spettacoli televisivi, si fanno intervistare i registi da Fazio o da Marzullo, si creano i siti, si fanno i profili Facebook e –come nel televoto- si mobilitano frotte di sfaccendati a dichiarare "Mi piace" o a scaricare i trailer da YouTube.

Femmine contro maschi La novità poi, forse, è anche un'altra. L'ultima tendenza individuata dai pubblicitari, che ce l'hanno come mania: puntare ad un preciso "target". Il "target" individuato e sperimentato già a fondo nell'abbigliamento, più che nella classe economica, è stabilito nella "classe d'età". E come i marchi della moda dei quindicenni non si confondono mai con quelli dei trentenni o dei quarantenni, assistiamo da poco ad una specializzazione anche per i film: ad esempio, il film Immaturi è confezionato per la generazione dei trentenni (38 anni nella storia, ma comunque la generazione di metà degli anni '70). Femmine contro maschi si rivolge invece ad un pubblico più "attempato" di circa dieci anni, la generazione dei quarantenni pieni, quelli nati a metà degli anni '60 e che oggi ancora soffrono i cascami dell'ondata femminista.

Gianni e le donne Addirittura, più casualmente nelle scelte registiche, ma non tanto casualmente in quelle produttive, anche una commedia di livello superiore ha un "target generazionale": mi riferisco all'ottimo film di Gianni di Gregorio Gianni e le donne. Il regista di Pranzo di Ferragosto ha sicuramente altre aspirazioni e capacità rispetto alle commediole elencate finora, ma è innegabile che il film cerchi di preferenza il suo pubblico fra i 50-60enni, più liberi dalla produttività, forse in pensione, di sicuro disincantati, che cercano di dare un senso ad un mondo che sembra averlo perso.
Queste tendenze "generazionali" possono essere, forse, un accumulo di circostanze casuali che la futura produzione potrebbe smentire, ma potrebbe essere invece l'inizio di una "specializzazione di prodotto" ancora più spinta, come molta parte delle nostre offerte commerciali sembrano oggi proporre.
(Martedì 15 Febbraio 2011)
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