 Il film di Michele Placido sul bel René Vallanzasca - Gli angeli del male Pellicola riuscita con uno straordinario Kim Rossi Stuart
di Marco Lucio Papaleo Negli ultimi anni si sono moltiplicate le pellicole basate sui cupi “anni di piombo”, volte a raccontare, spesso con taglio romanzesco, le sanguinose vicende di un'Italia così lontana dal punto di vista sociale eppure così relativamente vicina, in linea temporale. Tra gli autori e registi maggiormente impegnati su questo fronte troviamo indubbiamente Michele Placido, autore del film sul '68 Il grande sogno (2009) e soprattutto del celebre e premiatissimo Romanzo Criminale (2005), basato sugli incresciosi fatti della Banda della Magliana. In un crescendo di polemiche e controversie, esce infine Vallanzasca – Gli angeli del male, incentrato questa volta su un'altra banda criminale, la milanese “Banda della Comasina”, il cui leader indiscusso era uno dei più noti e popolari banditi italiani di tutti i tempi: Renato Vallanzasca. A tutt'oggi rinchiuso nel carcere di Opera a Milano, dove deve scontare ben quattro ergastoli e ulteriori duecentosessant'anni di detenzione, “il bel Renè” (come veniva soprannominato all'epoca) ha fatto molto parlare di sé, e dai suoi due libri autobiografici, Lettera a Renato e Il Fiore del Male, Michele Placido ha infine tratto il soggetto per questo controverso film.

La pellicola, da un punto di vista cinematografico, è sicuramente da considerarsi riuscita, grazie ad una discreta ricostruzione storica, ad una storia appassionante, personaggi ben costruiti e soprattutto ad interpretazioni di grandissimo livello. A partire da un intenso Kim Rossi Stuart nella parte di Vallanzasca, passando per altri talentuosissimi giovani come Filippo Timi e Francesco Scianna. C'è però da dire che il film si prende grandi licenze storiche e presenta diversi -e voluti- “buchi” di narrazione, raccontando in sostanza gli eventi nei modi e nella forma più gradita a Placido, al di là della veridicità rispetto alle vicende realmente accadute. Vengono insistiti alcuni particolari, omessi altri: è chiaro che stiamo parlando di cinema e non di un documentario, ma essendo una vicenda ancora calda dal punto di vista giudiziario, un approccio simile non può che scatenare polemiche, soprattutto se il bandito protagonista viene presentato in tutto il suo carisma da “bello e dannato” che, nonostante le sue efferatezze, conquista in qualche modo un posto nel cuore del pubblico in virtù dei suoi modi e della sua battuta sempre pronta. Come se fosse un ladro dei cartoni animati e non uno dei più grandi criminali della storia del nostro paese, insomma. Ad ogni modo, un film meritevole di visione, sia per la sua confezione che per l'interessante dibattito che ne può seguire.
giudizio: *** 1/2

(Giovedì 20 Gennaio 2011)
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