 L'ultima commedia di Sam Mendes American life Sempre più strane le "casette bianche" americane
di Pino Moroni Sam Mendes, regista inglese, collezionista dei più importanti premi mondiali, tra cui l’Oscar, ci ha abituato dai tempi di American Beauty (1999), a buoni film con uno studio approfondito di costume, ed analisi sociologiche dentro le pieghe di una società, piena di contraddizioni e manie, come quella americana. Con Revolutionary road (2008) Mendes si era ripiegato in una impietosa condanna della coppia americana in crisi di identità e sui suoi disastrosi dintorni, sebbene fosse un po' troppo venata di intellettualismo. Ora con American life (Away we go , "Ce ne andiamo via" in originale) il regista torna a parlare di coppia, parenti, amici e società civile. Stavolta però con il ‘focus’ su una coppia normale, ma ancora immatura, che, con un viaggio iniziatico, attraverso il Colorado, l’Arizona, il Wisconsin, il Canada e la Florida, apre gli occhi su un mondo di rapporti egoisti, ipocriti, strambi e disastrati, in ogni modo tutti da evitare. E se gli archetipi di una società benestante -ma non troppo- sono ancora gli stessi di dieci o più anni fa, il film è meno serio e impegnato. È patinato e perfetto, in un certo qual modo arioso e positivo e forse per questo più godibile. Merito di due credibili attori, poco noti (John Krasinski e Maya Rudolph) che danno una grande naturalezza e semplicità (pulizia si potrebbe dire) ad una coppia ai margini del sistema. Una coppia normale, libera da condizionamenti sociali (non sono nemmeno sposati), ma con tanto amore reciproco. I personaggi di Burt e Verona sono una coppia molto "normale" e, in attesa di una bambina, vorrebbe appoggiarsi ad un altro nucleo familiare "felice", per scodellare ed allevare la prole.

I primi da contattare sono i genitori di lui (il padre è interpretato dal noto “Scemo più scemo” Jeff Daniels) che vivono vicino a loro a Denver (i genitori di lei sono morti). A differenza dei genitori di oggi che tendono a mantenere in casa i figli fino a tarda età e poi allevano e mantengono anche i nipoti, i due nonni hanno già deciso di andare a vivere per due anni ad Anversa in Belgio, e non si dispiacciono di non vedere ed assistere la nipote.
Dopo questa prima delusione i due si spostano a Phoenix in Arizona per incontrare una ex collega di Verona. Una donna vacua ed isterica con un marito fissato catastrofista e due figli assenti, mortificati dalla indifferenza se non dal disprezzo dei genitori.

In Arizona, a Tucson, è anche la sorella minore di Verona, una donna solitaria, in carriera, con la quale si possono fare solo revival, ricordando i bei tempi perduti dell’infanzia in famiglia. La tappa a Madison nel Wisconsin, alla ricerca di una amica di infanzia, quasi cugina di Burt, è forse la più inquietante. Si scoprono una serie di monomanie degli americani che seguono i dettami delle varie sette (religiose o meno). Con teorie astruse su come allevare i bambini in maniera primordiale: ad esempio continuare ad allattare per anni, non usare il passeggino, dormire tutti in un grande letto e fare l’amore in presenza dei figli.
Una vita esagerata, con la presunzione di essere nel giusto senza voler capire gli altri. La brava e nota attrice Maggie Gyllenhaal disegna un ritratto molto indovinato della alienata cugina di Burt.

Forse la coppia migliore sono due ex compagni di college, che vivono a Montreal, con quattro figli adottivi. Ma una serata con grandi bevute e locali di spogliarello (moda molto canadese) riveleranno la grande infelicità di una coppia che si dispiace di non poter avere figli propri.
Ultima tappa del viaggio Miami, dove il fratello ricco e depresso di Burt, lasciato dalla moglie con una bambina, si sta facendo una ragione della futura infelicità della figlia, senza più madre. Alla fine, Burt e Verona torneranno alla vecchia e dimenticata casa della famiglia di Verona, con una carismatica porta che dà sul mare.

E cercheranno, da soli, di vivere ed allevare la loro figlia, nella maniera più naturale possibile, come hanno già fatto gli stessi genitori di Verona. Con un grande rispetto per le tradizioni.
Anche se non si sa come riusciranno a tenere lontano gli altri "moderni ma fottuti" americani.
(Domenica 2 Gennaio 2011)
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