 "Con il mio film lancio una sfida ai cinepanettoni" Sergio Castellitto Presenta "La bellezza del somaro", terzo lungometraggio da regista
di Oriana Maerini Roma. "Dietro questo film c'è un grande lavoro di scrittura. Il riferimento ideale è Cechov. Ho voluto realizzare un film che fosse comico e malinconico al contempo. Una pellicola che tratta temi molto seri facendo ridere. Sicuramente c'è un'influenza diretta di registi che amo come Ferreri, Scola e Monicelli. - con queste parole Sergio Castellitto, contornato dal cast quasi al completo, ha sinteticamente spiegato la cifra stilistica de La bellezza del somaro, il suo terzo lungometraggio dietro la macchina da presa. Il film che arriverà nelle sale il 17 dicembre, distribuito dalla Warner Bros in 250 copie, è tratto da un racconto della moglie Margaret Mazzantini e narra la vicenda di una coppia borghese molto illuminata composta dall’architetto cinquantenne Marcello (Castellitto) e dalla moglie psicologa Marina (Laura Morante) che viene sconvolta quando la loro figlia adolescente porta come ospite nella loro bella casa di campagna il nuovo fidanzato: un 75enne affascinante e saggio (Enzo Jannacci). Nel cast molti nomi noti del panorama italiano: Laura Morante, Enzo Jannacci, Marco Giallini, Barbora Bobulova, Gianfelice Imparato, Nina Torrisi, Emanuela Grimalda, Lidia Vitale e Lola Ponce.
Perché ha scelto di ambientarlo nel Chianti? Volevo un impianto British, da palcoscenico, in cui i vari personaggi si muovono come in teatro ideale. Tutti hanno dei caratteri molto particolari, sono delle maschere molto sopra le righe, tratteggiate dalla Mazzantini con molto umorismo.

Come risponde alla critica di chi l'accusa di essere in qualche modo soggiogato dalla scrittura di sua moglie?
Credo che avere come riferimento una scrittrice come Margaret sia un privilegio e non un problema. Come regista ed attore mi sono sentito sempre libero di esprimermi. Penso, quindi, che la regia sia bellissima e che il film sia geniale.
La sua è una commedia amara sui cinquantenni? Si, fra il serio e il faceto, il film illustra la crisi dei cinquantenni che non vogliono invecchiare e che non sanno gestire le esigenze dei figli costretti a crescere prima del tempo per compensare l’immaturità dei genitori. L'unica figura che si salva è quella del vecchio rappresentato da Armando. Un uomo che rappresenta solo se stesso e non ha paura di mostrare la sua età.
Non trova che la recitazione del film è troppo urlata, nevrotica? Si ma era il ritmo giusto per la storia. Pensi a Checov e a quanto è isterico, più che di nevrastenia parlerei di Vaudeville”.
Con questa uscita natalizia vuole sfidare i cinepanettoni? Certamente! Quando la Warner mi ha proposto questo periodo sono stato molto felice. Penso che il pubblico debba avere un'alternativa intelligente alle commedie trash con la quale divertirsi e magari riflettere durante le feste.

(Sabato 11 Dicembre 2010)
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