 Gli “zombie” francesi di oggi The Horde Machistico, sanguinolento e altamente ansiogeno…
di Roberto Leggio Catapultati in un palazzo sfollato in una banlieu parigina, dove dovrebbe avvenire una resa di conti tra poliziotti e criminali; un gruppo di flicks si ritrova a vedersela con una masnada di zombies assetati di sangue. Fin qui nulla di nuovo. E’ nuovo, invece, il modo in cui i due registi parigini Yannick Dahan e Benjamin Rocher, sanno dosare tensione e orrore. Con un pizzico di (neanche tanto) celata politica. Perché come insegna George Romero, gli zombies tornano sempre da dove sono venuti… Infatti qui, l’orda è composta da squatters sfrattati e altri “poveri” del genere, che bramano di riavere la casa che gli è stata tolta. Così i quattro rappresentati della legge (anche se il primo se lo pappano subito), impersonano quel potere che ha la facoltà di togliere quel privilegio che ci differenzia dagli animali. Analizzata la parte “forte” del film, passiamo a quella di intrattenimento.

Come dicevamo è una storia horror “convenzionale” (con molti echi fumettistici), dove i cosiddetti “buoni” assediati nei tredici piani del palazzone, devono cercare di salvare la pelle. Sparatutto a volontà, scene sanguinolente da antologia, violenza gratuita, morsi e grida disumane; sono quanto di più “naturale” per un film di genere che pesca a piene mani da trent’anni di horror (e non solo). Non c’è infatti solamente Romero, ma anche Carpenter, Rec (1 e 2) e tanti altri titoli e autori da tutto il mondo. The Horde, in fondo, non aggiunge e non toglie nulla al filone, ma i due registi francesi sono capaci di reggere le fila di un film vistosamente spietato e senza un attimo di tregua, sapendo cambiare (al limite) la prospettiva estetica del materiale a loro disposizione. Basta, forse, una scena per capire quanto ci sia di nuovo un opera dall’apparenza già vista: la resistenza suicida di un uomo solamente armato di machete e pistola, sulla capote di una macchina, assediato e circondato da una miriade di zombi. Perché la metafora è molto chiara e allarmante. La società è alle corde e noi non siamo altro che dei morti viventi, costretti a sopravviverle.
Giudizio **1/2

(Martedì 5 Ottobre 2010)
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