 Si chiude fra i fischi la 67° edizione Festival del Cinema di Venezia Scandalosa vittoria del film di Sofia Coppola Commenti ai premi dal nostro inviato
di Francesco Castracane Venezia. Sofia Coppola, figlia d’arte ed ex fidanzata del presidente della Giuria, Quentin Tarantino, con il suo insulso e inutile film “Somewhere”, ha vinto immeritatamente il Leone d’Oro del 67° Festival del Cinema di Venezia. Come se non bastasse, evidentemente contagiato dal clima di volgarità che attraversa l’Italia, il presidente della Giuria fa gestacci ai giornalisti che dissentivano dalla scelta della Giuria. Tarantino, a dire il vero non è nuovo a questi comportamenti, avendo mostrato il dito medio a coloro, che a Cannes, contestavano il premio ricevuto per “Pulp Fiction”. Il film della Coppola, non meritava assolutamente il prestigioso premio veneziano, soprattutto se confrontato con altri film in concorso ben più meritevoli. Non si capisce dove fossero i due rappresentanti italiani al’interno della Giuria. Non è questione dei mancati premi ai film italiani in concorso, perché questa è una mostra internazionale, e continuare a lamentarsi che non vengono premiati i film italiani è segno di provincialismo. Ma forse avrebbero potuto battersi con maggior impegno per favorire dei lavori più innovativi di quello che è stato premiato. Meritato invece il Leone d’Argento al gotico, grottesco e scoppiettante film dello spagnolo Álex de la Iglesia per il film “Balada triste de trompeta”. Storia di clown impegnati nella guerra civile spagnola e di figli che si vendicano massacrando cittadini indifferenti. Tale opera ha vinto anche il premio Osella per la migliore sceneggiatura. Il premio speciale della Giuria è stato assegnato a “Essential Killing” del regista polacco Jerzy Skolimowski, una allegorica fuga di un integralista islamico in un non ben definito paesaggio nordico. Film piuttosto lento e forse troppo ampolloso su questa fuga allegorica, che in alcuni momenti purtroppo, sfiora il ridicolo involontario. A Vincent Gallo, attore protagonista di “Essential Killing” è stata assegnata la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. Assegnata invece per la migliore interpretazione femminile a Ariane Labed per il film greco “Attenberg”, attrice molto brava ma impegnata in un film francamente imbarazzante.

Una scena di "Somewhere" Il premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente è stato assegnato a Mila Kunis per l’interpretazione del film statunitense “Black swan” di Darren Aronofsky, lavoro poco convincente che vorrebbe essere un horror psicologico affrontato in maniera eccessivamente banale. Premio Osella per la miglior fotografia (meritatissimo) assegnato al film russo Ovsyanki (Silent Souls) di Aleksei Fedorchenko. Leone speciale per la carriera a Monte Hellman con la seguente motivazione: “Monte Hellman è un grande artista cinematografico ed un poeta minimalista. La sua opera è stata di ispirazione a questa giuria per cui è per noi un onore rendergli onore”. Il premio Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima (Luigi de Laurentiis), è stato assegnato al film turco “Cogunluk (Majority) di Seren Yuce. Meritatissimo il premio controcampo italiano al film “20 sigarette” di Aureliano Amadei, lavoro piuttosto interessante, anche se attraversato da alcune ingenuità, sulla strage di Nassiriya. La sequenza dell’attentato, agghiacciante e travolgente, merita da sola la visione del film. E’ probabilmente il primo italiano che riesce a descrivere una scena di guerra in maniera così lucida e vivida. Il nostro sito, assieme ad altri 42 webzine di cinema, ha partecipato all’assegnazione del premio “mouse d’oro” che è stato vinto dal film “Silent Souls”. Una riflessione generale sul festival di questo anno diviene obbligatoria. La sensazione di molti presenti questo anno, è che i film della mostra non fossero dei grandi capolavori. C’erano alcuni lavori molto interessanti, ma nel complesso il clima generale era quello dell’attesa. Lunga attesa nelle file degli accreditati e grandi aspettative, che per la maggior parte sono rimaste deluse. Il cinema orientale, molto presente negli anni passati, questo anno non sembrava brillare di originalità. Quasi completamente assente il cinema africano, sudamericano e quello oceanico. Forse questo anno il festival era troppo occidentale e ne ha pagato le conseguenze. Pellicole un po’ esangui con storie minimaliste oppure di buona fattura ma di poca sostanza. Personaggi che si perdono e vanno alla ricerca di un senso che non trovano. E’ forse il simbolo della crisi del sistema produttivo e degli autori che non riescono più a raccontare la realtà?

Una scena di "20 sigarette"
(Lunedì 13 Settembre 2010)
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