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 Mi piace aspirare alla perfezione Natalie Portman il cigno Ma la passione per qualcosa può diventare un'ossessione letale
di Lorenza del Tosto Il sole intenso, che batte sulla vetrata, illumina le sue spalle nude, gli occhi colore del miele, lo sguardo attento ed ironico con il quale ascolta le domande. "Quale ruolo le è piaciuto di più : il Cigno Bianco o il Cigno Nero?" Natalie Portman sorride, si aspettava la domanda. I ruoli che interpreta in Black Swan, che apre il Festival di Venezia, si prestano ad indagare sul lato oscuro della vita, ma lei risponde sempre abilmente afferrandosi al lato professionale. "Con il Cigno Bianco potrei passarci un po' di tempo" sorride ammiccante "ma il Cigno Nero è più interessante da interpretare". Volge il capo verso il cartellone che ritrae la sua immagine splendida nel costume nero, in cui appare nelle ultime potenti scene del film, righe nere ed argento ad allungarle gli occhi: l'unico décor tra le poltroncine azzurre del set, sullo sfondo dei bagnanti che oltre la vetrata dell'Hotel Excelsior passeggiano sulla spiaggia del Lido. Il film racconta la storia di Nina, prima ballerina ne Il lago dei cigni che, in una sorta di discesi agli inferi, trova la sua identità di artista.
 "La presenza dei due Cigni nella stessa ballerina fa di Nina un personaggio alla dottor Jekyll e Mister Hide" insiste la voce del giornalista. E Natalie Portman accetta di dire qualcosa di più. "Il Cigno Bianco rappresenta la parte di lei sempre pronta ad accondiscendere alle richieste altrui. Ai desideri della madre, o del direttore del corpo di ballo. Sempre attenta al giudizio degli altri. Un atteggiamento femminile molto frequente, no?". Sorride "È la fanciulla simbolo di purezza, disciplina e perfezione. Il Cigno Nero invece ha una carica di sensualità e seduzione. Cerca sempre il piacere. Nina dovrà liberarsi dalle catene del Cigno Bianco e trovare il Cigno Nero dentro di sé. Solo assecondando il proprio piacere, il desiderio interno, si trova la propria voce di artisti". Natalie Portman con il suo viso da bambola, l'abito viola a palloncino, le scarpe di raso rosa dal tacco vertiginoso possiede la grazia, ma non la fragilità del Cigno Bianco. Sui set delle interviste è di casa, dopo l'esordio in Léon, a tredici anni, È lucida, determinata "Sono ossessiva, molto centrata sul mio lavoro, mi piace aspirare alla perfezione" ed insieme emana da lei un sentore di altri ambienti: Harvard, gli studi di psicologia, il mondo dell'ebraico, la sua lingua madre. "Nel suo personaggio, nel mondo della danza in generale, c'è una grande ossessione, una dedizione totale a costo del sacrificio della propria vita. C'è qualcosa di simile nella vita di un attore?" "C'è una certa somiglianza tra il lavoro di un'attrice e quello di una ballerina, ma nel mondo della danza talvolta si tratta dell'aspirazione ad una perfezione tecnica. Si può essere perfetti tecnicamente: la giusta estensione di un braccio, la posizione di una gamba. Recitare invece vuol dire rappresentare la vita, e la vita è imperfetta, confusa, sporca. Il mondo della danza, come appare nel film, è anche una metafora della condizione della donna. L'età è una grande mannaia. Nina prende il posto di Beth l'ex prima ballerina ed intravede quale sarà il suo futuro. È terribile dedicare la propria vita ad una perfezione che, in un istante, verrà annullata. L'artista, e le donne in genere, devono trovare il modo per sfuggire a questa condanna".
"E lei cosa si sente di suggerire alle ragazze, per eludere questa trappola?" Sorride con candore. È solo una ragazza di ventinove anni, dice il suo sorriso. Sulle sue spalle non poggia ancora tutta la saggezza del tempo. "Ognuno dovrebbe cercare di fare ciò che è buono per sè, non ciò che è buono per gli altri. Imparare a non vivere per assecondare l'immagine che gli altri hanno di noi. Che è ciò che deve imparare a fare Nina".
 Sa bene di cosa parla. Dopo il suo esordio in Léon ha rifiutato ogni ruolo che richiedesse scene di nudo, le sue interpretazioni spaziano in ogni genere di film, da Hollywood alle produzioni indipendenti, ha creato da due anni la sua casa di produzione, molto attiva, insieme ad un'amica, ha diretto un cortometraggio Eve presentato due anni fa a Venezia, ha appena finito di scrivere una sceneggiatura con un'altra amica, una commedia sull'amicizia femminile. Ha adattato per lo schermo Una storia di amore e tenebra di Amos Oz. E molto altro. Il suo consiglio alle ragazze lei lo ha già messo in pratica. "Per il momento vivo l'età migliore per una donna: quella tra i venticinque ed i trentacinque. Ed intanto mi preparo per il tempo che verrà" "La sua interpretazione nel film è straordinaria, fa quasi paura, lei è bravissima, molto intensa sul piano fisico ed emotivo. Deve averle richiesto una preparazione molto dura... simile forse a quella che Darren Aronosky ha chiesto a Mickey Rourke in The Wrestler" "Durissima, diciamo che per un anno non ho avuto altra vita. La lunga preparazione fisica prima di inziare le riprese: nuoto, danza, corsa. La lavorazione del film è durata sei mesi: mangiavo poco, Darren mi ha chiesto quanto pensi di poter dimagrire? Dormivo cinque ore a notte, lavorando sedici, diciassette ore al giorno. Non c'era altro. Eppure... quando mi chiedono se lo rifarei... direi di sì" Sorride sembra guardare dentro di sé, per ritrovare quell'emozione. "È passato un anno e solo adesso mi sto riprendendo emotivamente e fisicamente da quel periodo durissimo. Eppure la gratificazione è stata enorme, immensa. La prima volta che abbiamo parlato del film con Darren risale al 2002, ero ancora all'Università. Ho avuto tutto il tempo di fare crescere il personaggio dentro di me. Ho letto molte biografie, ho parlato con molti coreografi. Avevo fatto danza da bambina fino all'età di tredici anni, pensavo di capirne qualcosa, ed invece ho scoperto una realtà molto più dura. Ho scoperto quanto sia oscuro il mondo della danza, crudele, in totale contrasto con la leggerezza sul palco. Vedi una ballerina volteggiare con classe e poi, appena uscita di scena, la vedi zoppicare. Sopportano dolori fisici terribili per quel breve momento. Perché è solo un attimo fuggente, quello del gesto perfetto sulla scena. Un mondo in cui le ragazze devono essere magre, avere i capelli lunghi, la pelle chiara, un'immagine di donna che non c'è più".
"È lei che balla o una controfigura?" "Sono io che ballo. C'era anche una ballerina che ha fatto tutte le mie scene, e poi Darren avrebbe scelto, non ho ancora visto il film, ma Darren mi ha garantito che il 90% delle volte ci sono io". "Questo film cosa racconta veramente secondo lei?" "È un film sulla libertà, sulla ricerca della propria voce, della propria identità. Sul travaglio di questa ricerca. Per diventare una vera artista Nina deve imparare a fare le cose per se stessa, per poter esprimere il suo mondo. La scoperta di sé corrisponde alla scoperta del piacere. Anche sessuale".
 "Lei, che ha sempre rifiutato i ruoli troppo erotici, qui recita in una scena di amore saffico molto potente" Si muove impercettibilmente sulla sedia. Una smorfia leggera sul viso. "È una scena necessaria che rappresenta l'avvenuto cambiamento. È il climax emotivo del film. Nina fa l'amore con la sua rivale, con Lily la ballerina che potrebbe scalzarla, levarle il ruolo. Con colei che rappresenta alla perfezione il Cigno nero. Con l'altra parte di sé che sa abbandonarsi al piacere. Mila Kunis, l'attrice che interpreta Lily è una mia amica e questo non ha facilitato le cose, forse... o chissà, ma ci siamo anche divertite..." Un velo di imbarazzo nella voce, ma subito riprende il controllo della situazione. "Non crede che possa esserci una forma di sovrapposizione tra lei ed il suo personaggio?" "Oh no, spero proprio di non essere come Nina. In lei all'inizio c'è solo la parte fragile, troppo delicata, non sa chi è, non possiede una sua identità, se uno non possiede una forte identità, gli altri possono diventare una minaccia. Non si percepiscono più i confini tra sé e gli altri. Il suo senso di competizione le viene da questo. Io stessa ho smesso di competere con gli altri quando ho capito chi ero, posso competere con me stessa, ma quello che fanno gli altri non posso farlo, come loro non possono fare ciò che faccio io. La dissociazione di Nina non la conosco, ma ci sono parti di lei con cui mi identifico. Per ogni personaggio che interpreti devi trovare qualcosa con cui identificarti. In questo caso era la ricerca della mia voce come artista. In passato dipendevo troppo dal giudizio degli altri" Il suo ruolo è così minaccioso e tale è la forza del film di Aronosky che chiunque si sieda davanti a lei la guarda con occhi intensi cercando di trovare tracce del cigno nero che con tale potenza rappresenta sullo schermo. Una traccia che si annidi tra i suoi riccioli, le pieghe dell'abito viola, le mani esili, delicate, il sorriso scintillante. "Ma come ha fatto? Ha mai pensato di non farcela? A quale sua zona oscura, a quale sofferenza si è ispirata?" Ma Natalie Portman pur non sottraendosi alla domanda trova sempre il modo per ridurla, stemperarla. "Ci ispiriamo sempre a noi stessi, è l'unico bagaglio che abbiamo..." Per lasciarla in sospeso, il suo Cigno Nero nel tempo si è confuso con il Bianco, si sono alimentati a vicenda e lei ha imparato a giocarci, a tenerli sotto controllo soprattutto nelle presentazioni pubbliche: solo a tratti qualche colpo d'ala dell'uno o dell'altra.
"La passione per qualcosa può diventare un'ossessione letale. È un rischio che esiste sempre. Ma solo attraverso una dedizione piena si riesce a dare il meglio di sé. I grandi matematici, i grandi programmatori, scienziati, artisti hanno dedicato un'enorme quantità di tempo alla propria passione". "E lei ha qualche passione che potrebbe diventare un'ossessione?" "Oh il mio lavoro, certo, il mio lavoro... Sono estrema in ciò che faccio. Mi viene da mio padre. Vedevo la passione che metteva in ciò che faceva. La sua spinta a migliorarsi sempre. Sono cose che rimangono dentro. Io prendevo nove e lui mi diceva: beh potresti anche prendere dieci, con quella energia sua tutta ebraica, non lo diceva per rimproverarmi, voleva solo indicarmi una possibilità..." Ride. Più il tempo passa più diventa festosa effervescente. Ha chiesto quanto manca ancora alla fine delle interviste. Manca poco, davvero poco. "E poi dopo?" "Dopo non c'è più nessun impegno". Solo l'apertura ufficiale del Festival con lei in sala, lei che il film ancora non lo ha visto. "Davvero?" Il suo sguardo si illumina. È in attesa del suo trionfo. Di assaporare il piacere della riuscita, la sfilata sul tappeto rosso, gli applausi in sala. Il riconoscimento per mesi di lavoro durissimo. Si accomiata dai giornalisti seduti ancora intorno al tavolo. "E cosa indosserà stasera?" le chiedono. Esita un istante. Sta per rispondere poi dice: "Non preferirebbe piuttosto essere sorpreso?" Si alza dalla sedia, nei gesti l'emozione ed il candore infantile del Cigno Bianco. La perfezione e la disciplina. In fondo agli occhi l'avidità di vita, di successo, la brama di piacere del Cigno Nero.
(Mercoledì 1 Settembre 2010)
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