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L'ultimo sequel della saga

Predators

Diretto da Nimrod Antal e prodotto da Robert Rodriguez


di Mirko Lomuscio


A 23 anni di distanza dal capostipite e, dopo una serie di seguiti e spin off (Predator 2, Aliens vs. Predator 1 e 2), con Predators torna nelle nostre sale quella che può ritenersi una delle creature più famose della fantascienza. Diretto da Nimrod Antal e prodotto da Robert Rodriguez; il nuovo film del famigerato cacciatore spaziale prende forma in un luogo sconosciuto, dove un gruppo di mercenari e pericolosi criminali cerca di capire cosa stia realmente accadendo. Persi in una immensa foresta amazzonica, i nostri si avventurano in questa natura selvaggia sotto la guida del più dispotico del gruppo, il mercenario Royce (Adrien Brody).
Dopo aver esplorato il luogo si rendono conto che non si trovano più sul pianeta terra, ma cosa ancor peggiore, qualcuno, o meglio qualcosa, da loro la caccia. La lotta contro l’ignoto nemico sarà dura e spietata.



L’accoppiata Antal/Rodriguez si è cimentata nella realizzazione di questo sequel con tutte le migliori intenzioni. Il film non fa altro che riprendere situazioni e strutture del famoso primo capitolo, diretto dal John McTiernan, con tanto di citazioni (l’arma del soldato russo, l’ambientazione amazzonica, lo scontro finale con Brody palestrato) prese anche dai derivati dell’ originale (la frase “Il nemico del mio nemico è mio amico” arriva direttamente dall’Alien vs. Predator di Paul W.S. Anderson).
Ma quello che manca in questa pellicola è, forse, una certa cura nello svolgimento anche perchè i veri protagonisti del film (cioè i Predators) si cominciano ad intravedere a circa tre quarti d’ora dall’inizio.
Non avesse questa dilatazione dei ritmi e dei tempi, Predators funzionerebbe e si potrebbe annoverare tra i sequel più riusciti del capolavoro di McTiernan.
In fin dei conti lo script di Michael Finch e dell’esordiente Alex Litvak, estratto da una vecchia sceneggiatura di Rodriguez (che avrebbe dovuto dirigerlo a metà anni ’90), sviluppa al meglio la psicologia dei protagonisti. Interessante risulta anche il messaggio che cerca di confrontare la verità dell’orrore umano con la mostruosità di un altro mondo.
Resta solo da capire perchè Adrien Brody (premio Oscar per Il pianista) si sia lasciato coinvolgere in un’operazione del genere, che lo vede confrontarsi direttamente col protagonista del film originale, cioè Arnold Schwarzenegger, eroe d’azione per eccellenza negli anni ’80.

giudizio: **



(Giovedì 15 Luglio 2010)


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