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Un film del regista italo-danese Nicolo Donato.

Fratellanza

Vincitore del Festival Internazionale del Film di Roma


di Francesco Castracane


Accusato da alcuni suoi sottoposti di alcuni tentativi di approccio sessuale, Lars non viene promosso come si aspettava, e decide di lasciare l’esercito. Si avvicina, inizialmente per noia e per curiosità, a un movimento neo-nazista e diviene molto amico di un componente di questo gruppo, Jimmy. I due uomini daranno inizio ad una relazione segreta, ma il loro amore proibito dovrà scontare la punizione del gruppo di destra di cui fanno parte. Tuttavia, l’amore e l’attrazione sessuale tra i due sono così forti che, pur dovendo infrangere ogni regola, Lars e Jimmy non riusciranno a mettere fine alla loro relazione.
In uscita nei cinema dal 2 luglio 2010, con 27 copie, l’interessante film del regista italo-danese Nicolo Donato, vincitore del Festival Internazionale del Film di Roma nel 2009, è un film che merita di essere visto. Non perché sia un capolavoro, ma perché nella sua linearità e semplicità ha delle cose da dire.




Il regista, che ci tiene a far sapere di non essere omosessuale, ha realizzato un’opera senza alcuna pretesa di autorialità, ma con un intento quasi didascalico. In fondo è l’ennesima rilettura dell’amore contrastato, che da Giulietta e Romeo in poi attraversa la cultura e la storia della letteratura. Ma pone questo amore in un contesto piuttosto sconosciuto, quello di un gruppo dell’estrema destra, omofobico, xenofobo e razzista. Ne disvela il funzionamento e la cultura che lo attraversa, ma i componenti del gruppo non vengono mai rappresentati in maniera macchiettistica o apocalittica. Se ne intuiscono le solitudini, le debolezze e le contraddizioni interne. A un certo punto Lars fa notare a Jimmy il paradosso del bere birra biologica, mentre dall’altra parte si aggrediscono gay e immigrati, e quest’ultimo spiega che la natura va rispettata.
Un film con forte presenza di volti ripresi a luce naturale e uso di macchina a mano, con una sceneggiatura piuttosto solida e dei dialoghi credibili. Apprezzabile la scelta di non mostrare scene di violenza esplicita, che viene fatta intuire e mai esibita. In tal senso questa appare essere una scelta piuttosto etica, come anche quella di una certa pudicizia nell’evitare di mostrare scene di sesso, poiché queste non sono importanti nello sviluppo della storia. A ciò va aggiunto un ottimo lavoro sugli attori, provenienti dal teatro e molto credibili nella propria parte. Altri spunti di riflessione vengono offerti dal rapporto fra i dirigenti del movimento e i militanti, quasi ingenui nel loro farsi strumentalizzare dai vertici.
Insomma, un film da vedere come una storia d’amore contrastato, storia un po’ particolare, ma da non rivestire di etichette giornalistiche da quattro soldi: l’amore nazi-gay o per attivare riflessioni, tanto care al cinema degli anni’70 sul rapporto fra repressione e nazismo

giudizio: ***



(Domenica 4 Luglio 2010)


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