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A fine stagione arriva il capolavoro

About Elly

Uno stupendo film iraniano di Asghar Farhadi


di Piero Nussio


A fine giugno andare al cinema è parecchio rischioso. Di solito ti rifilano "fondi di magazzino", film insipidi che non riuscirai mai a capire perché sia stata sprecata tanta pellicola per memorizzarli.
Qualche volta, se sei fortunato, trovi invece un film interessante, che qualcuno ha giudicato di scarso peso commerciale e che –di rinvio in rinvio- è scivolato avanti fino ad arrivare a fine stagione.

Ma che potesse capitare di vedere a estate iniziata un capolavoro, forse il miglior film della stagione, non me lo sarei mai aspettato. Regista iraniano sconosciuto (anche se ormai arrivato a quarto lungometraggio), attori ignoti, nessuna pubblicità. Se non fosse stato per il "passaparola" e per la curiosità di un amico, me lo sarei perso.

Il titolo è in inglese, About Elly, e forse esiste una traduzione migliore di "A proposito di Elly", magari il film si meritava un più accattivante "La misteriosa Elly". La trama è semplice, come per tutti i capolavori. E, come accade sempre ai classici, non si può dire con certezza a quale genere appartenga. Di sicuro è drammatico, ma non mancano gli spunti di commedia. È altrettanto certamente un giallo, ma non mancano le notazioni di costume, le analisi di comportamento, la psicologia di gruppo, il rapporto con gli altri.


Inizia tutto con i toni della commedia: un gruppo di amici (fra i 35 e i quarant'anni, buona borghesia cittadina) se ne va per una breve vacanza al mare. Prima attenzione: in Iran c'è molto mare (Golfo persico, golfo di Oman) ma da Teheran il posto più semplice per fare un fine settimana in spiaggia è quello di andare sulle rive del Mar Caspio, che geograficamente è un lago, ma d'acqua salata e più grande del mar Nero.

Il gruppo di amici non va infatti in vacanza, ma solo a passare un qualche ponte in compagnia di uno di loro (Ahmad, Zhahab Hossini) che è di ritorno per un breve periodo dalla Germania dove è emigrato.
E di lui si sta prendendo particolarmente cura la sua amica Sepideh (Golshifteh Farahani), che vuole proporgli la sua amica Elly (Taraneh Alidousti per rimpiazzare la moglie tedesca da cui Ahamad ha da poco divorziato.

Questo è il clima e l'antefatto, il film inizia con la spedizione al mare già in strada, con le macchine della compagnia e tutti i partecipanti che, per l'eccitazione della piccola avventura e per un senso liberatorio, stanno urlando fuori dai finestrini in galleria.
Qui lo spettatore occidentale deve fare un piccolo sforzo di ambientazione: non siamo sulle strade della California. I SUV e la BMW del gruppetto sono alla moda come da noi, ma di modelli vecchiotti e presumibilmente di seconda mano.
Le rive del Mar Caspio non sono Miami Beach, ma forse una Fregene anni '50. Ecco, se noi italiani ci ricordiamo Poveri ma belli, Marisa Allasio, Maurizio Arena, Lorella De Luca e Renato Salvatori, forse possiamo farci un'idea dell'ambientazione e dei condizionamenti psicologici dei nostri anni '50.


Ma, attenzione, About Elly è un film di oggi: ci sono i telefonini (e i relativi problemi di campo), c'è Ahmad che vive in Germania e il divorzio vissuto per "consunzione del rapporto" («Meglio vivere un momento amaro, che sopravvivere all'amarezza di tanti anni», le ha detto l'ex moglie), c'è tutta una trama messa in piedi da Sepideh e Elly per trovare una via d'uscita ad un altro rapporto che si era logorato anche in patria.

E c'è una maestria nel fare il cinema che in Italia e in molti altri luoghi non s'è mai avuta. La regia di Asghar Farhadi sa cambiare con estrema velocità i registri: è un'allegra rimpatriata, poi passa al bucolico, si mischiano intrighi, c'è il dramma, c'è un altro dramma nel dramma, c'è un gruppo in forte tensione, ci sono i rapporti di coppia che stridono, c'è l'attesa, la stanchezza, i tempi concitati e quelli lenti. E tutto questo senza effetti speciali, senza trucchi al computer, senza giochi di immagine. Solo riprese, controcampi e montaggio. Il cinema al suo stato puro.

Gli attori sono altrettanto veri. All'inizio lo spettatore italiano è un po' sconcertato: non si ricorda i nomi e non associa bene i ruoli ai personaggi, perché –c'è poco da fare- la cultura è diversa e lontana. Ma poi, lentamente all'inizio e sempre più con forza via via che il film si srotola, ruoli, caratteri e rapporti escono con tutta la loro forza. Tanto per fare un altro parallelo italiano: Mastroianni o Volontè che "erano" fin nell'intimo e nei tic i personaggi che interpretavano. O, se preferite, Nashville di Altman con quel suo brulicare di azioni e personaggi tanto veri da sembrare un documentario.


C'è un segreto, che ho scoperto solo dopo, cercando più notizie sul film: per due mesi il regista ha riunito gli attori, prima di iniziare le riprese, secondo il metodo teatrale per cui si prova a lungo tutta l'opera, ed il momento del girare è visto come se fosse quasi una "prima teatrale", davanti agli spettatori.
In più, come aveva non a caso fatto Robert Altman per "Nashville", il regista ha chiesto a ciascuno degli attori di immaginare un prima e un dopo dei loro personaggi, pensando a come si sarebbero comportati ognuno di loro mentre non erano "illuminati" dalla luce delle riprese del film. In questo modo i caratteri hanno preso logica e spessore e ciascuno degli attori li ha vissuti, interpretando le scene come se fossero solo in periodo della vita "reale" del loro personaggio.

Superate le difficoltà di situazione culturale e sociale molto diversa, ci si accorge che c'è una professionalità ed una preparazione nel cinema iraniano che forse è paragonabile solo a quella dell'industria americana, e che c'è una libertà di pensiero nella "terra degli ajatollah" che nella "terra del caimano" nemmeno riusciamo ad immaginare.
Il regista Asghar Farhadi (classe 1972) ha frequentato l'istituto del "Giovane cinema" (una sorta di Centro Sperimentale, ma a livello di scuola media superiore), e si è poi laureato in cinema all'università di Teheran con una tesi di regia, e in questi dieci anni di formazione specifica ha realizzato sei cortometraggi, alcune sceneggiature e due serie televisive. Poi si è dedicato al teatro, alla sceneggiatura e all'aiuto-regia.
Quale regista italiano può vantare un curriculum del genere prima del suo primo lungometraggio?

Per gli attori vale la stessa regola: Mani Haghighi, che interpreta Amir il marito di Sepideh, è un famoso regista iraniano. L'interprete di Sepideh èGolshifteh Farahani, reduce dal successo internazionale di Nessuna verità (Body of lies, USA 2008) con Leonardo DiCaprio e Russell Crowe. Taraneh Alidousti, che interpreta Elly, è reduce da premi per l'interpretazione vinti in patria e a Locarno.

Ah, a proposito di premi, About Elly ha vinto molti festival, il primo premio al Tribeca che organizza Robert De Niro a New York. E ha vinto l'Orso d'argento alla Berlinale del 2009.
Se un capolavoro del genere ha meritato l'argento non riesco ad immaginare come sia chi ha vinto l'oro…


Prima edizione del festival dedicato ai paesi mediorientali
Film Middle East Now, il Medio Oriente al cinema
A Firenze dal 3 al 7 febbraio



(Venerdì 25 Giugno 2010)


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