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Dramma austriaco pluripremiato

Revanche

Götz Spielmann dietro la macchina da presa.


di Oriana Maerini


Da qualche anno a questa parte la cinematografia austriaca ci riserva delle belle sorprese. Una di queste è rappresentata dal film Revanche diretto da Götz Spielmann, pluripremiato in 34 festival internazionali (da Berlino a Palm Springs). La vicenda si snoda analizzando due dicotomie: città e campagna; coppia di coniugi provinciali e coppia di freschi amanti che vivono di espedienti nel quartiere a luci rosse di Vienna. Alex, l'uomo della seconda coppia è innamorato di Tamara, una prostituta ucraina, sfruttata dal suo boss. Per fuggire verso una nuova vita, Alex propone alla donna di compiera una rapina nel paesino dove vive suo nonno. Ma il destino gli sarà fatale perchè il tranquillo poliziotto Robert, che vive nel villaggio con la moglie Susanne, spara e, involontariamente, uccide involontariamente Tamara. Alex medita la vendetta nascosto nella fattoria del nonno con la scusa di aiutarlo a tagliare la legna.




Revanche è un film sul dolore, sulla vendetta e sul perdono. Un dramma psicologico che, attraverso la catarsi rappresentata dalla morte della donna, analizza la crescita interiore dei personaggi. Ritmo lentissimo (le scene in cui sega la legna sono eccessive e interminabili) ed introspettivo che fa riflettere sulla condizione umana, sempre in cerca di una via d'uscita verso la felicità interiore. Spielmann si diverte a sviscerare due personaggi agli antipodi uniti dal fil rouge del senso di colpa. Alex macera lentamente nel suo desiderio di vendetta ma non si perdona di aver portato la donna con se, il poliziotto non trova più pace al pensiero dell'omicidio di cui si è macchiato.
Il regista non fa sconti a nessuno e Revanche, mescolando situazioni estreme e agli antipodi, è un film con un significato altamente morale che fa riflettere sulla responsabilità delle nostre azioni. Più accattivante la prima parte, girata in una Vienna inusiale delle atmosfere degradate dei bassifondi) che monta la suspence fino al culmine della rapina, poi la pellicola prende un'altra strada e si incanala nel tunnel delle emozioni.

giudizio: **



(Martedì 9 Marzo 2010)


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