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![]() Approssimazioni artistiche di un regista in fallimento Nine 8 ½ all’americana(ta) di Roberto Leggio Federico Fellini diceva che solo i sogni sono la vera realtà. Lo affermava in quanto secondo lui, nessuno ha un idea chiara di cosa sia la realtà, dato che la verità (di tutti noi) scaturisce dalle proprie fantasie personali. A vedere bene, Fellini, applicava questo assioma al suo cinema. Così buona parte dei suoi film diventavano capolavori assoluti. Accadde lo stesso con 8 ½ film di transizione della sua opera (fantasia e realtà si scontrano, si annullano, si amplificano e si scindono in un sogno ad occhi aperti) nel quale vestì e si fece incarnare da Marcello Mastroianni, alter/ego in crisi artistica e personale, sull’orlo di iniziare un nuovo film, senza avere un’idea precisa di quello che avrebbe voluto realizzare. Il film, per chi lo ricorda, segue il guazzabuglio di vicende del regista alla prese con i fantasmi del suo passato; una moglie che lo sta lasciando e un’amante pronta al suicidio, un film non scritto e che forse non verrà mai diretto. Una storia quasi autobiografica che ha generato milioni di omaggi e scopiazzature. Materia magmatica dal quale si potrebbe scrivere e parlarne per ore. 8 ½ è un capolavoro perché è un viaggio nel sogno di un uomo che reputa la realtà un caos dal quale si può uscire solo con un altro caos. Non è un caso che con un materiale come questo si è potuto trarne un musical di Broadway (che il maestro romagnolo disconobbe da subito) e adesso uno per il cinema.
(Venerdì 22 Gennaio 2010) |
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