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Modesto e trattenuto omaggio al noto personaggio letterario.

Sherlock Holmes

Diretto da Guy Ritchie e prodotto da Joel Silver


di Mirko Lomuscio


La creatura di Sir Arthur Conan Doyle torna sugli schermi in un restyling che rispecchia la pirotecnica moda di oggi di spettacolarizzare luoghi e ambienti di tempi ormai passati. Naturalmente parliamo di Sherlock Holmes che, negli anni, è stato più volte riportato al cinema con variazioni classiche al genere (come Il mastino dei Baskerville o La maschera della morte) o anche giovanilistiche (Piramide di paura prodotto da Steven Spielberg) ma mai, come qui, in un contesto da film d’azione che sveli il protagonista quale uomo dotato di doti da insospettabile duro.
Siamo nella Londra dell’Ottocento e Holmes (Robert Downey jr.), insieme all’immancabile dottor John Watson (Jude Law), sta portando avanti delle indagini che riguardano la cattura del criminale Lord Blackwood (Mark Strong), uno stregone satanista.
Una volta preso il malvivente però la tragedia è solo all’inizio.
Infatti, dopo l’impiccagione di Blackwood, alcune strane e macabre vicende avvengono ed Holmes, sempre pronto per ogni indagine, si appresta a risolvere anche questo macabro e complicato caso. E con lui non mancherà l’avventura, vissuta assieme al fido Watson e alla bella Irene Adler (Rachel McAdams).



Pirotecnico e spettacolare quanto si vuole, Sherlock Holmes di Guy Ritchie (Rock’n’rolla) è per lo più un modesto e trattenuto omaggio al noto personaggio letterario. Un’ operazione accurata che sa di occasione mancata.
Infatti l’idea di aggiornare il famoso investigatore agli eroi cinematografici d’oggi era di per se già abbastanza azzardato, ma alla fine ciò che un po’ rimane stucchevole è il fatto che l’intricata trama giri per lo più a vuoto.
I vari eventi ed effetti sorpresa del film fanno si che lo spiccato senso dell’indagine di Holmes prendano il sopravvento su qualsiasi cosa (trama compresa), col difetto però di far avanzare la storia su parametri completamente diversi da quelli che ci si aspettava.
Diciamo che lo script di Michael Robert Johnson, Anthony Peckman e Simon Kinberg (Mr. & Mrs. Smith) ha il pregio di mettere a confronto l’essenzialità della mente umana (quella di Holmes) contro la magia nera (quella di Blackwood), tirando fuori una sorta di metafora che esalta un duello psicologico tra l’eroe ed il nemico; la logica contro l’inspiegabile. Quello che purtroppo preme dire è che tutto ciò avviene almeno per tutta l’ultima avvincente mezz’ora, lasciando il resto del film (della durata di due ore e dieci) in mano solo alla simpatia dei suoi protagonisti.
Di positivo c’è che il regista calca meno la mano con i suoi soliti virtuosismi, ad eccezione di un paio di scazzottate (una molto simile a Snatch-Lo strappo, da lui diretto nel 2000), ed usa uno stile più consono al genere.
Per il resto rimane la professionalità di Downey jr. (Tropic thunder) che sembra, comunque, col suo fare ironico e scansonato, essere un po’ distaccato dal ruolo. Divertenti e trattenuti i suoi duetti con un Law (Ritorno a Cold Mountain) raffinato ma fin troppo affascinante per essere un credibile e giovane Watson.
Produce il vecchio leone Joel Silver (la serie di Arma letale, la serie di Matrix, Commando, 48 ore, fino all’ultimo Ninja assassin) e ciàò giustifica quelle due o tre esplosioni presenti nel film. In fin dei conti ci si diverte, ma dopo tutto come operazione di svecchiamento del personaggio era preferibile un Piramide di paura.

giudizio: * *



(Sabato 26 Dicembre 2009)


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