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![]() L’utopia della lotta Armata La prima linea Rigorosa ricostruzione storica del più buio periodo della Repubblica di Roberto Leggio Nel nostro paese è sempre difficile raccontare gli anni di piombo. Un po’ perché quel periodo non è stato ancora metabolizzato a dovere (dalle istituzioni, dai parenti delle vittime, dalla gente comune) da poterne parlare con certo distacco; un po’ perché gli intellettuali (e gli artisti in genere) non riescono a trattare la materia in maniera equidistante. Il grande dilemma è se sia meglio dipingere i brigatisti degli antieroi, oppure delle vittime del sistema costretti ad imbracciare le armi. Forse solo Marco Bellocchio con Buongiorno, Notte, aveva dato una visione totalmente “sognante” alla “mediocrità disumana” dei terroristi. Ma anche lì le polemiche infuriarono in quanto si parlò di “umanizzazione” della lotta armata. Accadde allora e capita oggi con La Prima Linea, film di Renato De Maria, in quanto si è scatenata una diatriba se lo Stato dovesse concedere o meno il fondo di garanzia. Una presa di posizione alquanto anormale (ma cosa è normale in Italia?) per un paese che si reputa maturo e che non ha paura di guardare nel proprio passato. Così per smorzare i toni e rimettere tutto nell’ordine del “disordine” di qualsiasi strumentalizzazione, Andrea Occhipinti come produttore del film, ha deciso di rinunciare alla sovvenzione statale. Una presa di posizione di grande serietà, in quanto un’opera cinematografica (per quanto “disturbante” sia) va sempre valutata per i suoi contenuti artistici, umani e storici.
(Giovedì 19 Novembre 2009) |
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