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L’utopia della lotta Armata

La prima linea

Rigorosa ricostruzione storica del più buio periodo della Repubblica


di Roberto Leggio


Nel nostro paese è sempre difficile raccontare gli anni di piombo. Un po’ perché quel periodo non è stato ancora metabolizzato a dovere (dalle istituzioni, dai parenti delle vittime, dalla gente comune) da poterne parlare con certo distacco; un po’ perché gli intellettuali (e gli artisti in genere) non riescono a trattare la materia in maniera equidistante. Il grande dilemma è se sia meglio dipingere i brigatisti degli antieroi, oppure delle vittime del sistema costretti ad imbracciare le armi. Forse solo Marco Bellocchio con Buongiorno, Notte, aveva dato una visione totalmente “sognante” alla “mediocrità disumana” dei terroristi. Ma anche lì le polemiche infuriarono in quanto si parlò di “umanizzazione” della lotta armata. Accadde allora e capita oggi con La Prima Linea, film di Renato De Maria, in quanto si è scatenata una diatriba se lo Stato dovesse concedere o meno il fondo di garanzia. Una presa di posizione alquanto anormale (ma cosa è normale in Italia?) per un paese che si reputa maturo e che non ha paura di guardare nel proprio passato. Così per smorzare i toni e rimettere tutto nell’ordine del “disordine” di qualsiasi strumentalizzazione, Andrea Occhipinti come produttore del film, ha deciso di rinunciare alla sovvenzione statale. Una presa di posizione di grande serietà, in quanto un’opera cinematografica (per quanto “disturbante” sia) va sempre valutata per i suoi contenuti artistici, umani e storici.



Nel dettaglio si parla della vicenda personale di Sergio Segio, fondatore e capo storico di Prima Linea, organizzazione armata di sinistra, seconda solo alle Brigate Rosse per numeri di azioni armate e di aderenti. Il film narrato in flashback dal carcere dove ha scontato 28 anni per l’omicidio del sostituto procuratore Emilio Alessandrini, ricalca le sue gesta eversive, dalle prime intimidazioni ad un “crumiro”, alle gambizzazioni, agli omicidi, alla clandestinità, alla presa di coscienza di aver perso la guerra contro lo Stato (abiurerà la lotta armata), fino allo spettacolare evasione dal carcere di Rovigo, dove libererà Susanna Ronconi, compagna d’amore di armi. Costruito con un ottimo senso del ritmo, inframezzato da filmati di repertorio; il film di De Maria, raccontando fatti realmente accaduti, penetra nel fenomeno terroristico senza celebrarlo, anzi mostrandocelo in tutta la sua brutalità, e in sottotraccia elude i meccanismi di qualsiasi emulazione. E lo ribadisce in una battuta, nel quale l’amico Piero (ex militante e mai passato dalle parole ai fatti) accusa Sergio e l’organizzazione di “essere la prima di linea di un corteo che non c’è”. Globale presa di coscienza nell’utopia del movimento. Ma quanto basta a far riflettere sul come sia stato possibile che tutto ciò sia potuto avvenire realmente.

Giudizio ***

In anteprima il trailer del film di Renato De Maria
La prima linea
Nelle sale dal 20 novembre
Prodotto dalla Luckyred di Andrea Occhipinti e dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne.



(Giovedì 19 Novembre 2009)


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