 C'è Ambra, c'è la Falchi, c'è la Sandrelli Ce n'è per tutti Film deludente diretto da Luciano Melchionna
di Elena Nesti Prodotto dai fratelli Falchi e distribuita da Medusa, “Ce n'è per tutti” è la seconda regia di Luciano Melchionna, premiato sia in Europa che in America per il suo “Gas” del 2005. Stavolta nonostante il cast strabordante di grandi nomi, da Stefania Sandrelli ad Arnoldo Foà fino ad Ambra Angiolini, mette troppa carne sul fuoco. Gianluca, figlio incompreso di un padre padrone e una madre succube, scrive poesie. Decide di salire sul Colosseo per suicidarsi, mentre tutt'intorno in sua completa ignoranza gli “amici” colgono superficialmente questa richiesta d'aiuto e si lanciano a due a due in mille peripezie per arrivare nel cuore “troppo turistico” di Roma. Il salvataggio dell'amico sembra il diversivo all'impotenza che contraddistingue solitamente le loro giornate, senza nemmeno fermarsi a chiedersi il perché del suo gesto.

Molti temi, il chiasso della tv-avvoltoio, il precariato giovanile (il titolo si riferisce proprio al rosicchiamento che tocca poco poco a turno prima o poi a tutti del grande pane collettivo), il modo di vivere la sessualità delle donne del 2010, la vita nella Roma metropolitana che sembra non accorgersi più della sua storia. Personaggi stereotipati, come l'attrice di teatro (Elena Russo) con, ovviamente, la pettinatura anni '20 e comportamenti sessuali discinti, o l'operaio straniero che rimane senza connotazione che le dichiara il suo amore, o ancora il California Dream Man romanaccio. Molte macchiette, come a malincuore definiremmo anche il personaggio di Ambra, che nonostante l'interpretazione benfatta soffre, come in generale tutto il film, la sceneggiatura a volte troppo finta e a volte troppo pretestuosa. Il meno credibile in assoluto, il personaggio di Stefania Sandrelli, nonna sprint con movenze gattamortistiche e cappottino da alta moda. Melchionna vuol fare il Quentin della situazione citando “Una Giornata Particolare” di Scola con un balletto da trash show, l'unico ed ingiustificato del film, e con un tentativo di capitolazione assai didascalico. Ci prova anche con “Saturno Contro”, dai personaggi femminili al funerale, ma non ci riesce. Buono il filo conduttore dei messaggi che abbiamo davanti agli occhi ma che non leggiamo, che siano cartelloni di pubblicità sociale o frasi scritte sui muri o semplicemente avvisi di mancate corse di autobus che aspettiamo da ore. Le riflessioni di Gianluca sono profonde e verosimili (“la gente sta male, passa la giornata in attesa di qualcosa da raccontare al ritorno a casa dopo la palestra”) e sono “salvate” dalla consapevolezza finale dell'inevitabilità di non essere poi tanto diverso dagli altri. Ma alcuni tratti troppo ricercatamente poetici come il cielo permanentemente rosato che spunta tra le arcate del Colosseo ne fanno il solito eroe “che è figo perché è freak”.
giudizio: * 1/2

(Mercoledì 18 Novembre 2009)
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