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Un fantastico- dark di Spike Jonze

Nel paese delle creature selvagge

Più adatto agli adulti che ai bambini


di Mirko Lomuscio


Trasposizione cinematografica di uno dei più conosciuti libri per ragazzi che in America è quasi venerazione, tanto che tra i suoi fan può annoverare il presidente Obama, Nel paese delle creature selvagge è la nuova opera del regista Spike Jonze (Essere John Malkovich). Conosciuto ai più per la sua vena creativa e innovativa questo regista torna ora,dopo una lunga assenza dai grandi schermi cinematografici (l’ultimo suo film, Il ladro di orchidee, risale al 2002) con una favola moderna. Il film racconta le gesta di Max (Max Records) un ragazzino che, in fuga da casa sua dopo una discussione con sua madre, si ritrova disperso in un’isola deserta.
Avventurandosi tra i boschi del luogo il giovane farà la conoscenza di alcune strane creature selvagge, esseri alti più di due metri dall’aspetto innocuo che vivono istintivamente con la voglia di distruggere. Una volta fattosi scoprire, Max si presenterà a loro come re dell’isola promettendogli un posto dove divertirsi senza problemi.
Ma col passare del tempo il giovane umano si renderà ben presto conto della difficoltà di questo incarico e governare è molto più complicato di quello che pensasse.



La premessa era delle più interessanti: trasporre su schermo un’opera di Maurice Sendak che potesse parlare ai più piccoli senza lasciare da parte il punto di vista degli adulti, creando un concentrato fantasy che magari avrebbe fatto molto anni ’80 (e i fantasy di quel periodo sono i più notevoli), grazie soprattutto all’estetica dei pupazzoni protagonisti. Purtroppo il punto di vista infantile va un po’ a perdersi, lasciando spazio solo ad un cinema più adulto che poco si addice al genere.
Nel paese delle creature selvagge per certi versi inganna: ci ci si aspetta un film per bambini, invece, la pellicola presenta un sotto testo dark che mal si addice al mondo dei più piccoli.
Lo script, ad opera del regista stesso assieme a David Eggers, si concede parentesi poetiche che guardano al mondo reale con i discorsi di un bambino, però se manca il punto di vista infantile della cosa il tutto va a perdersi con l’avanzare della trama.
Non ultimo difetto il ritmo lento e poco coinvolgente dell’intero film, che con molta lentezza porta più verso alla noia che all’introspezione dei suoi personaggi. Notevoli, invece, gli enormi protagonisti di peluche che, creati dalla società di Jim Henson (quelli del Muppet show per intenderci), con un aspetto retrò e il volto ricreato in digitale, sono al giusta trasposizione dell’immaginazione di un bambino qualunque.
Tra i doppiatori italiani che prestano la voce a queste creature c’è l’attore Pierfrancesco Favino (Romanzo criminale), nel ruolo che James Gandolfini (la serie tv I Soprano) ha nella versione originale.

giudizio: *1/2




(Venerdì 6 Novembre 2009)


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