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Un film piatto come la pianura Padana...

Barbarossa

L'ultima fatica "politica" di Renzo Martinelli


di Samuele Luciano


Il giudizio è forse lapidario, ma molto efficace per sintetizzare una pellicola di 139 minuti, totalmente priva di climax. Non c’è un punto alto, una scena che coinvolga. Gli attori e i dialoghi sono approssimativi e non ci sono emozioni, salvo che si ride spesso per una imbarazzante e diffusa comicità involontaria. Proprio così: se “Barbarossa” ha suscitato un vespaio di polemiche nei giorni precedenti alla sua anteprima (questione politica) è bastato assistere alla sua proiezione per vedere spegnere le polemiche sotto pianti di risa e sbadigli. Prima di parlare tecnicamente del film andrebbe fatto un breve cappello introduttivo sulla questione politica. Questo lungometraggio storico è stato fortemente voluto da Bossi per narrare il tempo in cui Federico I di Svevia detto il “Barbarossa” decise di distruggere la città di Milano, in quanto si opponeva al suo dominio, diversamente da altri Comuni ammansiti come Lodi e Como. Tuttavia nel 1176 il milanese Alberto da Giussano riuscì a riunire tutti i lumbard per combattere contro il sovrano germanico, sconfiggendolo nella famosa battaglia di Legnano. Chi è Alberto da Giussano? Semplice: il fondatore della Lega Lombarda, l’uomo che solleva la spada al centro del simbolo leghista. Per divulgare questa antica storia, la Lega ha deciso di incoraggiare una mega produzione cinematografica di 30.000.000 di euro… Ah, dimenticavo un piccolo dettaglio: ci sono anche i fondi del Ministero dei Beni Culturali che se la memoria non erra rappresenta tutti gli italiani. Ma del resto i leghisti non hanno tutti i torti: per una volta un film settentrionale, al posto del solito cinema da raccordo anulare.



Quindi, venendo ai dettagli tecnici del film, si è pensato di distaccarsi il più possibile dallo stile romano affidando per prima cosa la regia a Renzo Martinelli, nato a Cesano Maderno (MI). Questi, pur essendo un ottimo regista (Vajont, Piazza delle cinque lune, per citare alcuni suoi lavori) è costretto a inquadrare una cartina geografica sul tavolo del Re Federico con su scritta l’indicazione MILAND. Ma questo è niente. Martinelli deve anche dirigere le crisi visionarie di Eleonora, interpretata da una Kasia Smutniak che ha il coraggio di doppiarsi. Eleonora da piccola è stata colpita da un filmine e per questo è considerata una strega. Chissà perché questa discriminazione su una persona colpita da un fulmine visto che vivevano tutti in una pianura. Ma Renzo Martinelli deve anche curarsi dei primissimi piani fatti a Raz Degan, che interpreta l’eroe medioevale Alberto da Giussano con barba e tanto di capelli lunghi fissati col gel. Poi arrivano le scene di guerra e una catapulta che bombarda con palle di fuoco le mura della città. Al che si vedono saltare in aria senza alcuna vergogna frammenti di cartapesta anziché di pietra. Dulcis in fundo c’è Rutger Hauer alias Barbarossa che arriva a Pontida e alza il pungo in alto come fosse Borghezio.
Forse l’intenzione da parte della Nord-produzione di distanziarsi il più possibile da Cinecittà si riduce, visto che siamo a Milano, ad aver scelto come protagonisti principali due modelli (Degan e la Smutniak) al posto di due attori.

giudizio: *



(Venerdì 9 Ottobre 2009)


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