 Viaggio nelle zone d'ombra dell'anima La doppia ora Thriller Noir dalle atmosfere rarefatte
di Roberto Leggio C’è un orario ben preciso stampato nei ricordi di Sonia (Ksenia Rappaport), introspettiva cameriera di un hotel, proveniente da Lubiana, con un passato da rimediare. E’ un’ora particolare, nella quale il suo “amato” Guido (Filippo Timi), poliziotto in disarmo e custode di una lussuosa villa fuori città, si è buscato una pallottola durante una rapina, che l’ha mandato al creatore e di rimbalzo ha mandato lei in ospedale. Si erano incontrati per caso (o per azzardo) in uno speed-date, dove con poche parole avevano capito di poter riempire le loro solitudini. Di quella tragica notte, le resta solo quell’ora fatidica e la sensazione di vedere il volto dell’uomo e di sentirne la sua voce. Si tratta di realtà o solo un’impertubabile viaggio inconscio nella sua anima?

Un po’ thriller, un po’ noir e un po’ horror d’atmosfera, il film d’esordio di Giuseppe Capotondi, gioca molto con la sottile linea di demarcazione che divide la vita con la morte e soprattutto con quello che è e quello che non è. Ne esce un’opera rigorosa, girata con senso estetico, ma dai toni troppo rarefatti che la rendono un capolavoro a metà. Se nella prima parte, il regista rende perfetto il senso di smarrimento dei due personaggi principali, disperatamente alla ricerca d’amore; nella seconda flirta con il dramma psicologico ambevendolo di un mistero onirico che esplode in un (in)utile colpo di scena che cambia totalmente la prospettiva della vicenda. Dico inutile perché, tramite piccoli indizi, certe frasi e alcuni comportamenti della protagonista, non è difficile arrivare al vero senso della storia. Si tratta di un thriller, è quindi è logico aspettarsi un momento catartico nel quale tutto si rivela e diventa chiaro, ma Capotondi, pur dando ritmo alle immagini, si scontra troppo con le contraddizioni e le inquietudini dei personaggi. Rendendoceli sospesi in un limbo denso di ambiguità. Se il suo scopo (tra l’altro riuscito) era di indagare sulle zone d’ombra dell’animo umano, alla fine si scontra con le sue ambivalenze, che affannano complessi in puzzle in un certo senso incompiuto.
Giudizio **

(Giovedì 8 Ottobre 2009)
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