 Una storia spezzata e accattivante Eternal Sunshine of the Spotless Mind Jim Carrey, Kate Winslett e la fantascienza
di Sandro Russo La sciagurata trasposizione italiana del titolo del film in Se mi lasci ti cancello ha dissuaso molti e ha fatto passare sotto silenzio uno dei film più interessanti degli ultimi anni. Soggetto e sceneggiatura sono firmati da Charlie Kaufman, lo sceneggiatore di Essere John Malkovich (1999), Il ladro di orchidee (2002), Confessioni di una mente pericolosa (2002); il regista è Michel Gondry, quarantenne, con alle spalle interessanti videoclip di musica pop e alcuni film non visti in Italia.
Parte come una storia comune: Joel (Jim Carrey) e Clementine (Kate Winslet) si lasciano, ma lei è talmente scoraggiata e depressa che fa qualcosa di più (è questa l’idea avveniristica del film): si fa cancellare tutti i ricordi collegati alla sua storia d’amore da un’apposita agenzia, la Lacuna Inc. Dopo un comprensibile disorientamento, Joel decide di fare la stessa cosa e ricorre anche lui alla Lacuna Inc., ma durante il processo di cancellazione, qualcosa non va per il verso giusto…
Da questa idea originale gli autori costruiscono una storia spezzata e accattivante, che porta i pensieri a girare in tondo, come nel giro armonico di pianoforte all’inizio, che accompagna i passi solitari di lui su una spiaggia deserta, d’inverno (il pezzo è Everybody's Gotta Learn Sometimes di Beck).
Le storie degli altri – si sa - hanno un inizio e una fine (le storie nostre sono derubricate in un ‘a parte’ pieno di ‘distinguo’ e di ‘però’ e sono sempre straordinarie e irrepetibili). Per tutte, comunque, l’inizio è sempre entusiasmante, la fine sempre dolorosa. Quel che c’è in mezzo, il ‘core’ della storia, rimane e cambia per sempre la vita. Perciò le storie importanti non potrebbero giovarsi del trattamento della Lacuna Inc. del film. Quando uno ne viene fuori è una persona del tutto diversa da prima.
L’innesco della trama di questo film dev’essere stato il trauma di un distacco – cerco di mettermi nella testa dell’Autore del soggetto – e la volontà di fare qualcosa. Tipo “l’immaginazione al potere”. Non è possibile che la realtà ci si imponga con le sue ferree leggi: inizio, apice, parabola discendente dell’arcodamore, fine. Si deve poter fare qualcosa. Io non lo accetto – uno dice – qualcosa mi inventerò. Inesauribile è la fantasia; illimitate le possibilità della mente. Ricordo una storia tra tante (non saprei ritrovarla, perduta nello spazio e nel tempo) raccontata come play-back: dei tentativi di ritorno al passato. Un bicchiere che si svuota, poi si riempie; dei passi percorsi al contrario. Ogni volta un passo più indietro, fino a giungere all’attimo preciso in cui qualcosa poteva cambiare. Quando lei dopo una lite sbatte la porta, prende la macchina e muore in un incidente. Lui, che rimane a macerarsi nel dolore e nel rimorso, si inventa questa via d’uscita, non sai se nella follia o nella lucidità più estrema: dipende dalle coordinate del mondo in questione. Per fare in quel preciso momento una cosa diversa! Fermarla.. Chiederle scusa.. (per ricordare ancora questo plot a distanza di un quarto di secolo, deve avermi colpito molto!) La storia del film dev’essere nata allo stesso modo: dal non voler accettare una fine che pure è inscritta in tutti gli inizi.
Rivivere i singoli momenti di una storia è quello che si fa di solito, i primi tempi intorno alla sua conclusione. Nella vita reale é il tempo, il grande cancellatore; la Lacuna Inc. del film. Contro la tua stessa volontà ti cancella i ricordi, e insieme, il dolore. Ma se ti rendi conto che non vuoi (o non vuoi più, come nel film, o non vuoi fino in fondo) dimenticare tutto, dove provi a nasconderli, i ricordi, per sottrarli al tempo, più spietato e efficiente dei tecno-pasticcioni del film? Bello, il montaggio caotico dei ricordi che Joel rivive nella notte della cancellazione: é proprio così, come i pezzi di vetro di un caleidoscopio, che si dispongono i ricordi.. Così mescolati sono anche i ricordi e il dolore con quel che sei adesso; e quanto puoi essere cambiato, proprio grazie a quella perdita? Meglio, peggio… Chi può dire a quale futuro avrebbe portato una scelta diversa? Quello era un altro film intrigante – Sliding doors – dove entrare a volo in una porta che si stava per chiudere faceva accedere ad un universo di possibilità parallele.
Qui è adombrata in modo geniale la possibilità di un rewind. Non solo: la trovata delle cassette mandate in giro dalla segretaria pentita (e ascoltate da entrambi) potrebbe impedire ai due di riproporre in loop gli stessi errori. Succede quello che è conseguenza di piccoli errori nel corso del tempo, una brutale addizione dal risultato ineluttabile, oppure una rivolta, uno scatto di volontà, possono cambiare le cose? Avrei inclinato per la prima possibilità; me ne è stata mostrata un’altra. Cosa vogliamo di più da un film?
(Mercoledì 10 Novembre 2004)
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