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Commedia greve con trama banale

La ragazza del mio miglior amico

Alternativa americana al cinecocomero dei Vanzina


di Samuele Luciano



Siamo nell’era della Donna-Uomo e dell’Uomo-Donna. Più che altro, mai come in questo tempo la sessualità dei ruoli è stata così poco manichea: chi è il corteggiato/a e chi il corteggiatore/ice? E’ il maschio a fare strage di cuori, che cinico e spietato approfitta del sesso debole? O viceversa è la femmina che ormai si vuole solo divertire col sesso forte? Insomma, siamo finalmente giunti alla morte di ogni stereotipo al punto che non solo si arriva ad accettare questa new sexuality, ma a farne oggetto di racconti divertenti e divertiti come questo film?
Probabilmente ad Howard Deutch, esperto di commedie leggere (anche se con colossi come Jack Lemmon e Walter Mattau che ha diretto in “La strana coppia II” e “That’s amore”), non sembra interessino questi nostri propedeutici interrogativi, ma solo di provocare risate grevi su spunti realistici.
Il regista di questa divertente pellicola infatti non risparmia volgarità e sconcezze pur di far sorridere lo spettatore con quella che può apparire gratuità, e che invece è una verosimiglianza aggiornata delle dinamiche sessuali giovanili. Da vero demiurgo del genere, Deuth( non vuole fare l’educatore, ma l’irriverente e mette gli spettatori di fronte alla loro nuova realtà sessuale: non esiste più il maschio e la femmina, ma solo eterni ragazzi che si vogliono divertire, e se amore sarà si tratterà di puro caso e questo senza estenuanti ricerche dell’anima gemella!





La trama è banale e scontata: la solita storia dell’incapace che per conquistare la donna dei suoi sogni si rivolge ad un amico più bravo. Ed ecco l’ingresso di Tank che (come un Cirano moderno) non ricorre all’arma del romanticismo, che poco attecchirebbe sulle wonder woman di oggi, ma a una tecnica più squallida: quando esce con una ragazza si comporta da pessimo maschio in modo da farla pentire e rimandarla tra le braccia del ragazzo che inizialmente aveva scartato.
E’ chiaramente ricco di compiacimento questa film, ma il carisma del tenebroso Dane Cook e la sua complicità con l’autoironica Kate Hudson creano un climax intrigante e divertente.
La differenza tra un film come questo e un nostro cine-melone/panettone by F.lli Vanzina è la seguente: le oscenità nel primo caso sono funzionali alla costruzione dei personaggi e all’intreccio che li vede protagonisti, nella commediaccia made in Italy invece si ripetono sempre le stesse accozzaglie di battutacce incollate a troppi personaggi.
Memorabile Tank in una delle sue squallide uscite quando simula un cunnilingo mangiando il Kebab.
Piccolo cammeo per Alec Baldwin, pericolosamente credibile nei panni del padre sessuomane di Tank.

giudizio: *



(Giovedì 18 Giugno 2009)


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