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Fotografia di un uomo reso grande anche dalle sue parole

Che - L'argentino

A metà tra la fiction e il documentario


di Samuele Luciano


Il motivo principale per cui molti andranno a vedere questo film è la curiosità. Una curiosità abbastanza puerile: vedere quanto Benicio del Toro assomigli al mitico Ernesto “Che” Guevara. Perfettamente consapevole di questo il bravo, ma pur furbo, Steven Soderberg (Traffic, Ocean Eleven) mostra da subito Del Toro – Che in una scena in bianco e nero mentre si accende un enorme sigaro, proprio come nella famosa foto d’epoca. Questo strategico gancio tira subito lo spettatore dentro un film che a grandi linee sarà una cronaca spassionata e complessa della conquista di Cuba messa a punto nel 1959 dall’indimenticato rivoluzionario. La sceneggiatura del film, costituita da salti temporali e da un ritmo moderato è di difficile lettura, questo anche per la scelta stilistica dichiarata dallo stesso autore Peter Buchman: “abbiamo provato a costruire una struttura narrativa avvincente servendoci dei fatti e degli aneddoti reali, rinunciando quasi del tutto a invenzioni che facilitassero l’intrattenimento”. E seppur la regia è perfetta e le scene d’azione molto credibili non c’è mai un vero guizzo emozionale. Inoltre, il premio Oscar Benicio Del Toro, che pur incarna in maniera impressionante il personaggio, si limita a una presenza fisica seriosa e di peso, ma senza far emergere alcun carisma da rivoluzionario, e tanto meno qualche sfumatura caratteriale su cui spettegolare (tipo il potenziale antagonismo col compagno condottiero Fidel Castro).


Scevro da facili agiografie ed effetti drammaturgici, il film di Soderberg è un’ambiziosa fotografia di un uomo reso grande anche dalle sue parole. La voce off del Che, rigorosamente in spagnolo, assegna infatti all’assoluto protagonista del film anche il ruolo di colonna sonora. Ed è proprio in questi frangenti che si viene toccati, appena, nell’animo, quando si ascolta il pensiero del Che, quello di un uomo che sceglie di fare della rivoluzione un mestiere, una vocazione fino alla morte. In sostanza: anche per fare la guerra ci vuole amore.
Soderberg, il regista algido e perfezionista, confeziona una pellicola a metà tra la fiction e il documentario, ricostruendo perfettamente sia lo scenario che il contesto storico, ancora una volta (come in traffic) con un uso narrativo discutibile del colore (la parte relativa al discorso del Che al palazzo delle Nazioni Unite è in bianco e nero, quella delle battaglie a colori).
Non manca però qualche simpatico episodio a stemperare l’iperrealismo della realizzazione. Come quello del colonnello dell’esercito cubano che, sorpreso dai rivoluzionari e condotto al cospetto del Che, se la fa nei pantaloni. Oppure quello in cui il Che per curare i compagni feriti passa da guerrigliero a medico.
Il film è prodotto anche da Benicio Del Toro.


Il mito di tutte le rivoluzioni
Che - L'argentino
La nascita del “Comandante” Guevara



(Martedì 14 Aprile 2009)


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