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Arriva in Italia il dirompente successo francese

Louise Michel

Storia d’amore e d’anarchia fuori dai canoni


di Elena Nesti


Anarchico. E pure insurrezionalista. Non solo perché la scena d’apertura (una bella cremazione, così, tanto per iniziare soft) si svolge sulle note dell’inno dell’Internazionale. Non solo perché Louise Michel era un’anarchica francese dell’Ottocento che, tanto per rendere l’idea, mentre veniva processata per aver partecipato alla Comune disse "Non voglio difendermi e non voglio essere difesa, appartengo completamente alla rivoluzione sociale e mi dichiaro responsabile delle mie azioni[…..]Bisogna escludermi dalla società, siete stati incaricati di farlo, bene! L'accusa ha ragione. Sembra che ogni cuore che batte per la libertà ha solo il diritto ad un pezzo di piombo, ebbene pretendo la mia parte!".
Se avesse avuto il dono di poter mettere più di due frasi in fila, questo l’avrebbe detto anche la Louise (Yolande Moreau, per il grande pubblico la portiera di Amélie Poulain, ma anche regista e molto altro) del film. Oppure l’avrebbe detto la donna biologica, Michel (Bouli Lanners).



Ma è proprio questo il bello di questa commedia nera di Gustave De Kervern e Benoît Delépine, non cadere nello stucchevole, nel populistico. Non ci permette di provare compassione per il licenziamento di Louise e delle sue colleghe dalla sera alla mattina dalla loro fabbrica in Piccardia. Non ci commuoviamo quando la cugina malata terminale di Michel, alla quale egli chiede di uccidere il “padrone” al posto suo, scaricandole il compito per cui è stato assodato, dopo aver adempiuto a quello che crede il suo dovere, si spara un colpo in testa. Addirittura ridiamo quando un altro anziano in fin di vita viene schiacciato da un tram mentre il rinculo del bazuca con cui spara fa andare all’indietro la sua carrozzella.
Ogni radicalità è permessa dallo stile umoristico, dall’umanità dei personaggi, lanciati in questa ricerca alla Don Chisciotte del “padrone” su cui sfogare la propria vendetta. Illogico, storto, carnevalesco, antiestetico e orgoglioso di esserlo, in una parola, geniale. Semplicemente francese. Anarchico, dicevamo, perché riesce ad includere quanto c’è di più scottante oggi a livello di tematiche sociali, l’accanimento terapeutico, il cambio di identità sessuale, il lavoro oggi più che prima alienante, la disoccupazione, con gli espedienti formali più vecchi e più espliciti: il nonsense, il surreale in luogo del mero squatter, il valore aggiunto di comicità dall’epilogo dopo i titoli di coda. A dimostrazione che è ancora possibile fare qualcosa di non di nuovo, ma di contemporaneo. C’è anche un messaggio, ed è pure, cosa straordinaria per il cinema oggi, abbastanza chiaro : risvegliamoci e scuotiamo le nostre coscienze.
In Francia è stato il caso cinematografico di Natale : la differenza sta tutta qui, mentre noi consumiamo i panettoni, in tutti sensi, là si fa qualcosa di serio.

giudizio: * * *

Doppio incontro in ateneo a Roma
Gustave Kervern e Ascanio Celestini
In occasione dell'anteprima di "Louise e Michel"
Cinema e teatro, Francia e Italia, si incontrano. Denominatore comune? Engagés.



(Giovedì 2 Aprile 2009)


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