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Rari esemplari in esposizione

Comici in gabbia

Fino al 29 marzo, al Teatro de Servi di Roma


di Elena Nesti


E’ un assunto ormai verificato che in carcere si liberi lo spirito creativo. Tra le sbarre l’introspezione e il confronto con chi si trova nella stessa condizione di reclusione diventa naturale. Il problema è se i compagni di cella non sono quei criminali seri, pentiti e silenziosamente riflessivi che si vedono nei film, bensì dei più o meno ex-comici, o forse ora dei nuovi-pazzi. Come si dice, “una gabbia di matti”, ma visto che sul palco recitano Mario Barletta, Marco Capretti, Lallo Circosta, Pierluigi Ferrari, Alexandra Filotei, Riccardo Graziosi, Chiara Papanicolau, Fabio Parisella, Max Piccione e Bruno Stanzione, tutti attori comici, meglio parlare di “Comici in gabbia”. La chiave della cella la tiene il regista Stefano Fabrizi, anzi la terrà, fino al 29 marzo, al Teatro de’ Servi di Roma.
Possiamo chiederci : erano già pazzi prima o il carcere li ha fatti diventare così? In effetti, più che di un normale penitenziario, sembra si tratti di un ricovero per semi-infermità mentali, dove convergono tutti coloro che sembrano aver trasgredito le leggi senza aver avuto coscienza delle proprie azioni : c’è chi esercitando il proprio mestiere di guitto ha oltraggiato il papa, chi un politico, c’è chi è entrato con l’auto dentro la Bocca della Verità mentre parlava al cellulare, c’è chi entra ed esce con cadenza regolare dal carcere con tutta una personalissima visione di come si siano svolti le proprie truffe, rapine e spacci.
La reclusione dà vita a immancabili analisi su quei temi che formano la sfera di sensibilità dell’artista : il rapporto con il padre, la sessualità, la dimensione della fantasia, la solitudine e il pessimismo. Senza questi, magari in quantità sane e tollerabili, non sarebbe forse possibile per l’artista avere un terreno di espressione personale. In questa sorta di terapia di gruppo intervengono una direttrice del carcere, una guardia penitenziaria e un’assistente sociale affetti da tic e scompensi ben più gravi dei loro; sono forse questi i veri pazzi? Le “situazioni” si sprecano, lontane dal modello comico ora incipiente alla Zelig (ad eccezione dell’esilarante personaggio siciliano presunto figlio di Vasco o di Califano, o dell’irresistibile duo romano), più di basso profilo ma con delle punte di amaro umorismo: le risate sono comunque assicurate.
Non mancano, a sottolineare o a spezzare i momenti di più intima riflessione o quelli di alta tensione corale, pezzi musicali inediti in cui i carcerati si cimentano (il playback sembra funzionare anche tra le sbarre).
La sfida più impegnativa per lo spettatore è forse decifrare in quale cornice tutto ciò sia contenuto : che si tratti di un sogno frutto della mente di qualche carcerato? Chi sono le misteriose figure ad apertura e chiusura della commedia? Mettiamoci per 90 minuti nei panni di un matto, o meglio di un comico, e lo scopriremo.



(Domenica 15 Marzo 2009)


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