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"Sono attratto dalle storie di Ammaniti"

Gabriele Salvatores

Il regista di "Mediterraneo" presenta il suo "Come Dio Comanda"


di Oriana Maerini


Roma. Gabriele Salvatores è innamorato della scrittura di Niccolò Ammaniti. Dopo “Io non ho paura” torna a proporre una pellicola tratta da un altro romanzo noir del giovane scrittore romano: Come Dio comanda. Il film che uscirà, nelle sale dal 12 dicembre in 250 copie distribuito da 01, è una "favola nera", come lo definisce lo stesso regista, che contiene archetipi antichi della storia dell’uomo. E’ la storia di Rino e Cristano Zena, un padre e il figlio 14enne (interpretati rispettivamente da Filippo Timi da Alvaro Calca) che vivono ai margini della società ed hanno come unico amico un folle chiamato Quattro Formaggi, (Elio Germano) che passa le sue giornate in casa costruendo uno strano presepe con tutto quello che trova tra i rifiuti. “Io e Nicolò negli anni siamo diventati amici e, appena ho saputo che stava scrivendo una storia di un padre cattivo che insegna al film a difendersi o come dice lui che insegna “ l’odio con tanto amore” sono rimasto subito colpito” – così Salvatores esordisce nell’incontro odierno con la stampa per la presentazione della sua ultima creatura.

Quindi ha aspettato che finisse il romanzo per fare il film?
Si, l’ho letto tutto d’un fiato, anche se è di oltre 500 pagine, mentre ero in viaggio per l’Australia ed ho deciso che ne avrei tratto un film. Ho voluto Nicolò come sceneggiatore ed è stato lui a scegliere la strada. Si potevano fare due film da quel romanzo: lui ha scelto di decurtare molto i personaggi di contorno per concentrarsi su tre figure fondamentali.

Quali sono le altre differenze rispetto al libro?
Il finale dl libro è completamente diverso: lì c’è un’aspirazione del ragazzino che deve solo un’intuire che non è stato il padre a commettere il delitto; nel film sono stato più esplicito.


Cosa l’ha attratta dal romanzo?
Non voglio calarmi nei panni di un critico letterario ma trovo che i romanzi di Nicolò vadano al di là del mero racconto di attualità. Spesso vengono visti come una sorta di cronaca noir, quasi splatter dell’Italia contemporanea; questo è vero ma in realtà contengono una componente ancestrale, archetipa, qualcosa che supera il momento contingente della quotidianità. Ricordano molto di drammi di Shakespeare dove c’è un re, un principe in difficoltà e un buffone di corte che si ritrovano nel mezzo di una tempesta, magari in un bosco. Sono storie antiche che toccano le corde dell’emotività. Dare un esempio che può essere sbagliato crescere per un ragazzo vuol dire farti una tua idea della realtà gli psicologi chiamano la non coerenza un doppio legame che porta ad atteggiamenti schizofrenici l’80 percio dei delitti in italia vengono compiuti entro le mura domestica bisogna capire perché l’amore diventa pericoloso



E cosa le piace di questi personaggi un po’ maledetti?
Mi fanno venire in mente quelli delle canzoni di De Andrè quando lui parlava di persone che hanno preso la cattiva strada. Questi sono tre personaggi che hanno preso la cattiva strada: io ho voluto guardarli negli occhi e non renderli invisibili come accade spesso nella vita.

Nel suo film ci sono chiari rifermenti al cinema di Cronemberg e Gus Vant Sant…
Si, la scena della macchina porno legata alla tv mi ha fatto venire in mente Cronemberg. E’ un’idea di Germano è stata un’improvvisazione sul set. E per la prima volta in un mio film ci sono 35 minuti di pura azione, senza dialoghi".
Inoltre è vero che ci sono dei rimandi a Paranoid Park ma se parla di adolescenza non si possono ignorare le immagini di quel film. Inoltre gli autori che ha citato sono fra quelli che amo di più.

Come dovrebbe essere secondo lei il giusto modello di padre?
I muscoli del maschio dovrebbe mantenere la posizione per difendre il nido; sostanzialmente anche con i figli un uomo dovrebbe avere lo stesso comportamento. Per un ragazzo avere un approccio violento con la realtà senza un riferimento maschile è complicato: lo vedo sui miei nipoti e nella vita reale. Ho voluto raccontare tutto questo.

Che messaggio ha voluto dare con questo film?
Ho cercato di non guardare agli eventi di cronaca che, secondo me, sta invadendo troppo le nostre vite. Volevo cercare di vedere quello che c’era dietro i personaggi ed ho voluto ricreare una visione antica, da favola. Nel mio film c’è anche cappuccetto rosso che si perde nel bosco che incontra un lupo cattivo e ho fatto vedere l’autore del delitto come una persona che può fare tenerezza.

Una scena di "Come Dio comanda"



(Martedì 2 Dicembre 2008)


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