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Commedia agrodolce in salsa morale

No problem

Non è tutt’oro quel che riluce


di Paola Galgani


Ancora una volta Vincenzo Salemme si prepara a sbancare i botteghini con una commedia che fa il verso ad una certa italietta di oggi, toccando temi attuali come la crisi della famiglia ed il raggiungimento del successo che si rivela inevitabilmente effimero.
Un attore di serie B come tanti, il cinquantenne Arturo Cremisi, arriva al successo grazie ad una fiction molto nota, ‘Un bambino a metà’, in cui veste i panni di un padre separato; ma quanto lui ed il bambino protagonista si adorano nella finzione, tanto nella vita reale combattono aspramente per la popolarità. Arturo deve anche rapportarsi con la combattiva madre del bimbo, la giovane e piacente press agente Barbara con cui ha avuto un flirt e che deve tenersi buona per le sue conoscenze altolocate. In più un giorno gli si presenta il piccolo Mirko, orfano di padre e con una famiglia non esemplare (uno zio folle e una mamma indebitata) che opera un transfert proiettando su di lui la figura del suo vero padre. Una volta che i media si accorgono della vicenda, il losco agente di Arturo, Enrico Pignataro, pensa bene di approfittarsi della risonanza mediatica per dare una spinta alla carriera dell’attore. Arturo si trova così a dover ricoprire il ruolo del suo personaggio anche nella vita reale, indeciso se seguire il cuore o la ragione…ma no problem, una soluzione si troverà.
Salemme, ideatore della storia assieme allo sceneggiatore Ugo Chiti, ha scelto il titolo in seguito ad una serie di sventure occorse alla sua preziosa auto, in cui la frase di rito pronunciata da chi lo assisteva era appunto: “No Problem!”. L’idea sulla critica della tv gli è venuta notando quanto spesso in Italia gi attori televisivi siano identificati con i loro personaggi (vedi ‘Nonno Libero’); a ciò si aggiunge una riflessione sulla caducità del successo nel mondo dello spettacolo. Il cast prometterebbe benissimo, e rispecchia in parte le origini teatrali di Salemme (il ‘guitto’ che, ricordiamo, ha lavorato per anni su testi di Scarpetta e di Eduardo de Filippo). Sergio Rubini conferma la sua bravura (pensiamo a ‘Mio cognato’e a ‘La Terra’) riuscendo a non ridursi a pura macchietta nei panni del suo untuoso personaggio (il cui nome richiama giocosamente quelli di tutt’altra levatura di Lucherini e Pignatelli) e nella cui dialettica si può rintracciare una vecchia figura della commedia dell’arte, il ‘Tartaglione’; con Salemme forma la classica coppia comica alla Stanlio e Ollio, che funziona finché le battute in un pugliese trash non diventano troppo rapide e ripetitive fino a sfiancare lo spettatore. Non è male poi Aylin Prandi nei panni del delicato personaggio madre del biondo bambino, mentre la furba madre piccolo-borghese del bimbo-attore, Iaia Forte, qui è davvero poco sfruttata.



Molti i volti rubati al teatro: la presenza di Anna Proclemer rappresenta un omaggio sentito al teatro italiano nel divertente personaggio della mamma di Arturo; Oreste Lionello e Gisella Sofio sono i signori Paino, gli spregevoli padroni di casa della Prandi, e Giacomo Furia è il cameriere Galeazzo. Cecilia Capriotti, la sommelier Eva, è l’ultima scommessa di Salemme riguardo a sex-appeal. Infine, come nel precedente film di successo ‘Sms-sotto mentite spoglie’ (e i due stanno già preparando il prossimo film in tre episodi), Giorgio Panariello veste i panni di uno di quei personaggi matti sempre presenti nei film del regista, una proiezione degli spettatori dei cinema della sua infanzia. Nelle vesti del tenero zio psicopatico, si sforza di uscire dal suo personaggio televisivo (e qui torniamo al tema…) e fino a un certo punto risulta anche credibile e a suo agio; peccato che la simpatia dello spettatore si regga più che altro sulla comprensione delle sue scarse doti attoriali.
Anche il personaggio di Arturo risulta troppo macchiettistico nel suo ritratto della mediocrità italiana e la malinconia dell’attore ormai a fine carriera è ben lontana da quella di ‘Viale del Tramonto’, riflettendo uno squilibrio generale tra parte drammatica e comica. Sicuramente il film ambisce ad essere una prova più matura rispetto al passato, ma l’operazione non convince per la poca originalità, i tempi comici troppo rapidi, l’estrema semplicità con cui è condotta. Per concludere con un riferimento televisivo, un film “molto italiano”, come direbbe un personaggio della serie ‘Boris’.

giudizio: * 1/2



(Giovedì 9 Ottobre 2008)


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