 Un colpo al cuore della resistenza Miracolo a Sant'Anna Spike Lee ed il revisionismo storico
di Roberto Leggio La guerra dei neri ed il revisionismo storico. Ci sono cose che noi italiani proprio non accettiamo. Soprattutto quando si parla della nostra (turbolenta) storia. Soprattutto quando torniamo indietro alla guerra partigiana, periodo di eroismi, tradimenti, voltafaccia, vendette e stragi. Non l'accettiamo perché le ferite di quella storia, quel periodo fosco di guerra civile, sono ancora aperte. Probabilmente mai rimarginate. Mai guarite. La guerra civile (di liberazione per alcuni, di vergogna per altri) è un pesante fardello che grava tuttora sulle nostre coscienze, in quanto non hanno cancellato le ombre di un regime oscurantista. Per molti, i partigiani che vinsero la guerra, sono veri eroi, quelli che ridiedero fiducia al nostro paese e ci permisero di essere gli italiani che siamo adesso.

Miracolo a Sant'Anna, primo film di guerra di Spike Lee, non fuga le i dubbi di quel periodo storico. Anzi le alimenta. Perché facendo leva sulla strage compiuta dalle SS in quel piccolo paesino dell'Appennino toscano, dove vennero trucidati 525 persone compresi donne e bambini, immagina che ciò accadde per la vigliaccheria di un partigiano. Un ipotesi così potente (e così vergognosa) che, in un periodo come questo in cui si cerca di riscrivere la storia, ha la forza dirompente di una bomba. L'Anpi, non ha gradito, nemmeno Giorgio Bocca che il fucile lo prese davvero e la guerra la vide strotolarsi sotto i suoi occhi. Ma a conti fatti il film di Spike Lee (che si salva in corner con quel cartello iniziale nel quale si dice che i fatti reali sono stati in parte reiventati) è un opera che pone lo sguardo sulla guerra e sulle propaggini che essa provoca sulle certezze di tutti noi. Sulla differenza del colore della pelle, sulla crudeltà dell'uomo sull'uomo, sui tentacoli della storia che lacera le coscienze.

Si narra (come già nel romanzo di James McBride) di quattro soldati di colore (i Buffalo Soldiers della 92a divisione), che tagliati fuori dalla propria compagnia, si ritrovano oltre le linee nemiche dopo aver salvato la vita ad un bambino, unico sopravissuto alla strage di Sant'Anna di Stazzema. Essi, da eroi casuali, provano per la prima volta un senso di libertà unico, ma al contempo si trovano a fare i conti con la follia di un mondo a rovescio. Sono i liberatori, ma gli oppressi non li vogliono. Al contrario, la propaganda nazista li vuole dalla sua parte, perché per il "bianco" americano sono solo carne da macello. Su questo piano il film di Lee è un accorato ricordo di quanti soldati di colore diedero il loro sangue nella seconda guerra mondiale, nonostante il razzismo dilagante dell’esercito di cui facevano parte. Ma purtroppo questo non basta. Questa sottolineatura mette in secondo piano la strage avvenuta nel paesino del titolo, forse perché non appartiene alla sua storia, ma alla nostra. Ad ogni modo, a prescindere delle polemiche, gli “aggiustamenti” storici, certe ingenuità e una lunghezza memorabile, Miracolo a Sant’Anna, resta solo un buon film di regia, con attori in parte, compresi i nostri. Oltre ce solo il dispetto di non essere un capolavoro. Che per un regista del suo calibro è un aggravio imperdonabile.
Giudizio**

(Venerdì 3 Ottobre 2008)
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