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Un sequel con straordinari effetti speciali

Hellboy: The Golden Army

Nuovo capitolo firmato da Guillermo Del Toro


di Mirko Lomuscio


Tornano le avventure dell’eroe fumettistico Hellboy, il diavolo venuto dalle viscere della terra, in aiuto della razza umana, al servizio della Boreau for Paranormal Research and Defense, la B.P.R.D.
Diretto nuovamente dal regista messicano Guillermo Del Toro (Il labirinto del fauno), Hellboy:the golden army è un seguito spettacolare e divertente del suo predecessore.
Stavolta il nostro eroe, interpretato sempre da Ron Perlman (Blade 2), è coinvolto nelle trame di un’antica leggenda che vede coinvolta una tregua tra gli esseri umani e i figli originari della terra.
Il principe degli inferi Nuada (Luke Goss) non ha alcuna intenzione di sottostare al servizio degli abitanti terrestri e decide di rompere il patto che li lega risvegliando, in questo modo, la temibile armata d’oro. A questo punto entra in azione Hellboy insieme all’amata Liz (Selma Blair) e all’amico anfibio Abe Sapien (Doug Jones). A questo gruppo si aggiunge, inoltre, anche un nuovo superiore mandato dai servizi segreti: tale Johann Krauss (John Alexander, James Dodd), medium ectoplasmatico della B.P.R.D.



Dopo il successo de Il labirinto del fauno Del Toro dimostra, ancora una volta, di possedere un notevole talento registico, tanto che viene da molti accostato a livello di Peter Jackson. Non a caso, infatti, sarà proprio il regista spagnolo che girerà l’attesa trasposizione de Lo hobbit.
Hellboy: the golden army è un godibile sequel pieno di momenti toccanti e divertenti, ma l’umorismo questa volta sembra prendere troppo il sopravvento sull’intera trama.
I siparietti domestici tra il protagonista e l’amata Liz della Blair (The fog-Nebbia assassina) sono eccessivamente comico, tano da risultare disturbanti. Anche un personaggio come l’Abe di Jones (Il labirinto del fauno), che nel primo film era una spalla perfetta, qui viene un pò sacrificato per lasciar spazio alla simpatia eccessiva dell’intera opera, e la sua parentesi sentimentale avrebbe meritato molto più spazio.
Ma se la trama non è delle migliori, si apprezzano, invece, gli sbalorditivi effetti speciali, che completano la riuscita giusta dell’intero film e danno anche un loro contributo che non sia soltanto ai fini della spettacolarità (la scena del mostro gigante, con tanto di fiori germoglianti, è poesia pura).
Notevoli le musiche del grande Danny Elfman (Edward mani di forbici) e ad effetto l’affascinante fotografia del premio Oscar Guillermo Navarro (Il labirinto del fauno).

giudizio: * *












(Martedì 15 Luglio 2008)


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