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I temi della morte e del dolore (2)

Dolori e mal di cinema

Il dolore nel cinema americano di oggi


di Sandro Russo


A margine del film Noi due sconosciuti (Things we lost in the fire) si è aperta la discussione su un argomento su temi delicati e coinvolgenti come la morte o il dolore; e la vasta filmografia che in vario modo ha trattato il dolore.
Quella che segue è la seconda parte di un meditato intervento di Sandro Russo.


Un personaggio a parte del cinema contemporaneo è Paul Haggis, sceneggiatore per Clint Eastwood (2004) di Million Dollar baby.

Successivamente sceneggiatore e regista in proprio in Crash (2005) e Nella valle di Elah (2007).

Haggis ha una sua propria modalità di approccio al tema del dolore; contemporaneamente molto americana e per altro verso sottotono, minimale.
I suoi sono film forti, duri, ma senza compiacimento.

Chi invece usa urla, grida e dolore a piene mani è la (temibile) coppia costituita da Guillermo Arriaga, sceneggiatore e Alejandro Gonzàlez Iñárritu, regista.

Cosa dovrebbe dire oggi il buon Jacques Rivette, reso saggio dai suoi ottant’anni, in passato così sensibile alle immagini di ‘Kapò’?

Sarà rimasto senza parole davanti alla cosiddetta “trilogia del dolore” (Amores perros, 2000, 21 grammi, 2003), Babel, 2006).

Tanto per legare insieme due dei personaggi nominati, Tommy Lee Jones (protagonista di ‘Elah’) è stato regista e attore principale di un altro soggetto di Guillermo Arriaga: The three burials of Melquiades Estrada (titolo italiano: Le tre sepolture), premio a Cannes 2005, come miglior attore (mentre ad Arriaga è andato il premio per la sceneggiatura).

Uno sguardo d’insieme ai film di cui Arriaga è stato sceneggiatore permette di identificare un’altra sua caratteristica, oltre al tema ricorrente della morte e del dolore; che è quello della frammentazione della storia, con esasperati salti avanti e indietro nel tempo e nello spazio; dove il passato non è ancora passato, il presente è incompleto e il quadro d’insieme si completerà solo alla fine.

Ma la materia è tanto delicata da trattare che qualunque intenzione men che limpida, anche il solo sospetto di spettacolarizzazione del dolore, suscitano immediato fastidio.

Eppure ci sono film rispettabili e solenni - ancorché indigesti - nello stesso genere; film davanti ai quali mi verrebbe da dire "Padre, se possibile, allontana da me questo calice amaro".
Ma non sarà stato possibile, visto che ne parlo, anche se i limiti di sostenibilità sopraenunciati sono ampiamente superati da entrambi: The Addiction, di Abel Ferrara (1995) e Funny Games di Michael Haneke (1997).
Diciamo quasi film filosofici sul Male; di come e quanto esso sia connaturato all’essere umano.

Non siamo malvagi perchè facciamo del male, ma facciamo del male perchè siamo malvagi” - è la tesi del film di Ferrara.
Il male è parte dell’uomo, che continua a reiterare i suoi comportamenti e a generare orrori, come quelli, personali e pubblici, che il film non omette di mostrare.

Nel film di Haneke invece, pur con l’ausilio di sceneggiatura e tempi di regia raffinati, il sadismo di una coppia di giovinastri ai danni di una famigliola è spinta ai limiti dell’intollerabile.
Uno dei film più controversi e ambiguamente morali degli ultimi anni” conclude il critico Paolo Mereghetti, che non può dire male del film e non può dir bene del Male.
Senonché -notizia dell’ultim’ora- sta per uscire nelle sale, a distanza di più di dieci anni, un remake del film di Haneke, girato dallo stesso autore-regista con attori diversi.
A dimostrazione - per dirla con Elizabeth Costello (personaggio dello scrittore J. M. Coetzee) “che coloro che si avventurano nei più oscuri territori dell’anima non ne escano sempre incolumi”.

(2 - continua)

I temi della morte e del dolore (1)
Dolori e mal di cinema
Viaggio nel cinema che "elabora il lutto"
“Perché se quello che scriviamo ha spesso il potere di renderci migliori, ha anche quello di renderci peggiori.”
(“Elizabeth Costello” di J. M. Cotzee, Einaudi 2003)

Nella valle di Elah
Elah, oltre i contenuti
Un lucido film, nelle sue immagini disperate
Gli americani ricominciano a saper fare i film. L’ubriacatura di effetti speciali, di thriller, di inseguimenti e sparatorie, forse comincia a passare.

Un western di Tommy Lee Jones
Le tre sepolture
Premiato a Cannes
Riflessione sulla convivenza fra culture diverse.



(Domenica 6 Luglio 2008)


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