 Rolf De Heer e il cinema muto Dr Plonk Esperimento naive, intelligente ma poco coinvolgente
di Roberto Leggio  Il Dottor Plonk è un genietto che vive con una moglie grassissima, un assistente sordo ed un cagnetto. E' un inventore e secondo i suoi calcoli la fine del mondo arriverà nel 2008. Il Dottor Plonk vive nel 1907 e con molta arguzia ed ingegno costruisce una “macchina del tempo” per andare a vedere personalmente la verità della sua previsione. Prima però avvisa il primo ministro, che naturalmente lo prende per matto. Così da solo affronta il viaggio nella sua macchina (di legno e campanelli) che lo fa approdare all'oggi, in uno spazio desolato e dismesso. Da qui dipartono gag da comiche d'annata, con tanto di poliziotti sgambettanti che cercheranno di prendere il disturbatore, destinato d'ora in poi ad andare avanti ed indietro nel tempo, con sempre più persone, compreso il primo ministro, finalmente incuriosito della cosa.
 Se dietro non ci fosse Rolf De Heer, geniale regista australiano, che passa da un genere all'altro sempre con spunti interessanti, il film verrebbe relegato ad un semplice esperimento di stile. La trovata è che De Heer, cerca di rinverdire (rilanciare?) il cinema muto in bianco e nero del tempo che fu, tenendo gli stessi ritmi e le stesse trovate spassose e frenetiche degli albori. Il giochino però funziona in parte, appesantito da una sceneggiatura uguale a se stessa. Con quindici minuti di meno (in tutto dura 84 e sono abbastanza) e qualche guizzo di trama in più, l'opera ne sarebbe uscita come un divertente diversivo. Invece resta un'intellettuale prova d'autore, tanto bizzarro quanto superfluo.
Giudizio *
(Martedì 8 Luglio 2008)
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