 Vent'anni dopo è ancora Avventura Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo Nonostante l'età, Harrison Ford è ancora credibile...
di Roberto Leggio  Dove eravamo rimasti? L'ultima volta che l'avevamo visto, Indiana Jones, cavalcava a briglia sciolta nel Siq di Petra, al termine dell'Ultima Crociata. Adesso, dopo vent'anni, Indy, è ancora tra noi con la frusta, il cappellaccio e molte novità. Per una questione storica (e anagrafica, Indy, ha raggiunto i sessantaquattro anni) i Nazisti sono stati sostituiti dai Russi. La guerra fredda è alle porte, il pericolo nucleare incombe e da qualche parte, nel deserto, sta per aprire una certa “Area 51”. Quest'ultima non viene mai nominata, ma è lo spunto per dare il via alla nuova avventura. Jones (che al contrario delle altre volte non viene mai chiamato con il suo “nomignolo” ma solo con il nome vero: Henry), questa volta viene coinvolto nella ricerca di un teschio di cristallo, capace, a chi lo possiede, di governare il mondo. Dalle premesse è chiaro che l'inseguimento a tale manufatto, scatenerà una caccia senza quartiere, per mezzo mondo, con i cattivi “incollati” alle calcagna dell'archeologo (ed i suoi compari). Che sono davvero tanti... e familiari...

Il film è all'insegna dell'avventura con la A maiuscola, tanto rutilante quanto impossibile (lo scoppio di una bomba atomica è tutto un programma), ed è in qualche modo una summa delle tematiche e le atmosfere dell'intera saga. Così non ci si meraviglia se Indiana Jones, entri in scena di spalle come nel primo film, e sempre dal primo film venga rispescato il suo vecchio amore Marion, la quale per tutti gli anni “filmici” ha serbato all'archeologo una grossa sorpresa. Una di quelle che porterebbero ad un eventuale rinnovamento nel futuro della serie. Come dire che il mito è inossidabile ed è capace di superare le barriere del tempo. Su questo piano Steven Spielberg strizza l'occhio allo spettatore, quando nel finale l'archeologo raccoglie il cappellaccio, gesto semplice ma denso di significato.

Alla sua quarta avventura, Indiana Jones, quindi non ha nessuna intenzione di andare in pensione, però il film nel suo complesso è appesantito da una sceneggiatura, seppur schioppiettante, troppo elaborata da George Lucas, il quale ha trasposto molto della sua fantasia “stellare”, nel mondo più terreno dei fumetti anni trenta. Così la lunghissima sequenza di battaglia tra Indy ed i russi nella giungla peruviana, è debitrice dell'inseguimento tra gli alberi de “Il ritorno dello Jedi”. Sorge quindi spontanea una domanda, se dopo quattro lustri c'era il bisogno di un nuovo episodio di Indiana Jones. La risposta è potentemente si. Perché nel marasma di tanto cinema asfittico, l'archeologo con la frusta è una ventata di aria pulita. L'avventura nella sua essenza. Senza contare che sebbene le rughe, qualche capelli bianco ed il passare degli anni, Indiana Jones (o meglio ancora il suo alter-ego Harrison Ford) è ancora credibile, mai ridicolo, neppure quando è costretto a compiere acrobazie al limite umano.
Giudizio **1/2
(Giovedì 22 Maggio 2008)
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