 Deludente thriller "ragionato" di Alex de la Iglesia Oxford Murders - Teorema di un delitto L'autore catalano abbandona lo stile visionario
di Mirko Lomuscio Esce esce nelle sale italiane Oxford Murders thriller del regista catalano Alex de la Iglesia. Un autore dalla tinte cupe che, già in passato, ci aveva regalato deliri cinematografici come El dia de la bestia e commedie nerissime come La comunidad. Tratto dal romanzo La serie di Oxford di Guillermo Martinez, il film ruota intorno della più nota università inglese dove accadono misteriosi omicidi: una serie di morti, a prima vista accidentali, che si succedono una dietro l’altro, lasciando attorno un alone di fitto mistero. Coinvolti nella vicenda sono principalmente il giovane studente americano Martin (Elijah Wood) e il professore Arthur Seldom (John Hurt), colto insegnante di matematica che è una sorta di idolo per il ragazzo appena arrivato dagli States. I due cercheranno di risolvere l’enigma facendo riferimento a teorie e teoremi, volti ad aiutarli a scoprire i significati e simbolismi che l'assassino lascia in ogni delitto.

Questa pellicola conferma che, da un pò di tempo a queste parte, De la Iglesia ha abbondato il suo orginale sguardo visionario che lo associava ad autori europei. Registi del calibro di Jean Pierrre Jeunet (Delicatessen) o Guillermo Del Toro (Cronos): autori di razza che sapevano abbinare predominio della tecnica e ottime sceneggiature al servizio per realizzare opere intelligenti. Con Oxford murders-Teorema di un delitto il regista catalano aveva, forse, l'intento di realizzare un film con atmosfera e ritmo da thriller di vecchia scuola, incentrato più sullo svolgimento che sulla crudezza delle immagini. Ma, purtroppo, il lungometraggio in questione non fa altro che girare a vuoto, ruotando attorno ad una trama da giallo inglese (alla Agatha Christie per esempio) e senza creare un vero coinvolgimento nello spettatore. Nelle quasi due ore di durata vediamo un continuo duettare tra i due protagonisti, Wood (interprete della saga de Il signore degli anelli) e Hurt (V per vendetta), che discutono perennemente di teoremi e teorie, quasi in una gara fra loro con il risultato di annoiare il pubblico in sala. Nell’intero script, ad opera dello stesso regista assieme Jorge Guerricaechevarrìa, non si fa altro che riferimento al rapporto tra lo studente e il professore, spargendo qua e la qualche scena di sesso (tra la formosa Watling e il rachitico Wood) e un pugno di personaggi strani (quello della Cox, di Burn Gorman e di Pinon) che fanno molto situazione ambigua. Alla fine nulla ci salva dalla piattezza totale del film. Neppure la fotografia ben realizzata da Kiko de la Rica (Lucia y el sexo) e la musica zimmeriana di Roque Banos (L’uomo senza sonno): i due elementi che più si avvicinano a quello che era il vero punto di riferimento di questo Oxford murders-Teorema del delitto cioè Il codice Da Vinci di Ron Howard. Sarebbe meglio, forse, che De la Iglesia tornasse a realizzare un cinema più dissacrante, perché i prodotti ragionati non fanno per lui.
giudizio: *

(Mercoledì 9 Aprile 2008)
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