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Deludente e troppo patinato il film di Marc Forster

Il cacciatore di aquiloni

Tratto dal bestseller di Khaled Hosseini


di Francesco De Belvis


Ma Khaled Hosseini, l’autore del romanzo origine, lo ha visto il film? Può sembrare una domanda banale, ma mai come in questo caso siamo di fronte ad un’operazione che definire scaltra è poco e che di certo avrebbe richiesto, più che un placet preventivo, una supervisione ab origine da parte dello scrittore. Fiumi di plausi e di lacrime in tutto il mondo per l’autore del libro, ma il film di Marc Forster, un tempo definito promettente (Monster’s Ball) e poi inspiegabilmente annacquatosi in favolette edificanti (ma dirigerà il prossimo 007!), deve essersi reso conto della gravità della materia che andava a trattare prendendo le giuste distanze dal libro, ma peccando di impersonalità e cadendo in almeno un paio di errori formidabili. Quello di didascalizzare sia l’esacerbente e complesso rapporto tra il protagonista, Amir, e il suo tirannico potente padre, sia di semplificare quello tra Amir e il suo amichetto Hassan, figlio del suo servo e di ovvi pregiudizi di casta. Le mille trentennali sfaccettature della storia afgana, poi, sono descritte come in un super-bignami e colorano solo un po’ lo sfondo delle cose, peraltro con pochissimo rosso sangue. Hai detto niente! Come dipingere un quadro in bianco e nero senza pennello.



Il fatto, poi, che la versione italiana sia tutta doppiata in italiano vanifica anche il senso più ultimo del film, che è quello di rendere credibili i personaggi collocandoli e “colloquiandoli” nel loro ambiente (nella versione originale si parla sempre arabo - sottotitolato -, e in inglese solo nella breve parte americana). Un film tutto sbagliato, francamente noiosetto e lezioso, che certo paga il prezzo dell’incredibile successo del romanzo, ma che svilisce, però, l’attesa dell’evento. Più che un film, un adattamento veloce, che il produttore esecutivo Spielberg deve forse aver scambiato per un’ennesima pubblicità al robusto romanzo di Hosseini diretta a chi non aveva ancora letto il libro. Clamori in terra musulmana, dove si è gridato allo scandalo e alla censura per più di una scena, su tutte quella - in realtà del tutto innocua ed edulcorata - di Hassan, sodomizzato da coetanei, che inciterebbe alla violenza razziale e alla guerra civile. Il sospetto è che, anche qui, tutto faccia spot. Belle le sequenze aeree degli aquiloni che s’intrecciano nel cielo, quando ancora i bambini potevano gareggiarci, liberi dalla dittatura e liberi di sognare un futuro diverso. Ma ogni metafora non si palesa, e la colpa del pur bravo sceneggiatore David Benioff (La 25° ora) si fa ancora più clamorosa. Rileggetevi il libro.

giudizio: *




Il sito del film:
Il cacciatore di aquiloni



(Martedì 25 Marzo 2008)


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