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![]() Deludente e troppo patinato il film di Marc Forster Il cacciatore di aquiloni Tratto dal bestseller di Khaled Hosseini di Francesco De Belvis Ma Khaled Hosseini, l’autore del romanzo origine, lo ha visto il film? Può sembrare una domanda banale, ma mai come in questo caso siamo di fronte ad un’operazione che definire scaltra è poco e che di certo avrebbe richiesto, più che un placet preventivo, una supervisione ab origine da parte dello scrittore. Fiumi di plausi e di lacrime in tutto il mondo per l’autore del libro, ma il film di Marc Forster, un tempo definito promettente (Monster’s Ball) e poi inspiegabilmente annacquatosi in favolette edificanti (ma dirigerà il prossimo 007!), deve essersi reso conto della gravità della materia che andava a trattare prendendo le giuste distanze dal libro, ma peccando di impersonalità e cadendo in almeno un paio di errori formidabili. Quello di didascalizzare sia l’esacerbente e complesso rapporto tra il protagonista, Amir, e il suo tirannico potente padre, sia di semplificare quello tra Amir e il suo amichetto Hassan, figlio del suo servo e di ovvi pregiudizi di casta. Le mille trentennali sfaccettature della storia afgana, poi, sono descritte come in un super-bignami e colorano solo un po’ lo sfondo delle cose, peraltro con pochissimo rosso sangue. Hai detto niente! Come dipingere un quadro in bianco e nero senza pennello.
(Martedì 25 Marzo 2008) |
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