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"Racconto un Italia più cattiva"

Carlo Verdone

Il comico presenta il suo ultimo film: "Grande,Grosso e Verdone"


di Oriana Maerini


Roma. Carlo Verdone è tornato alle origini ma con più cattiveria. Il comico romano ha incotrato oggi la stampa per il lancio di "Grande Grosso e Verdone", nelle sale italiane dal 7 marzo in 850 copie. Il film diviso in tre episodi ripropone i personaggi classici più riusciti di Verdone: il Candido di "Un sacco bello", l'asfissiante e logorroico di "Bianco, rosso e verdone" e coatto romano di "Viaggi di nozze". Solo che in Grande, Grosso e Verdone i protagonisti sono Leo, genitore boy scout, Callisto, professore bigotto e dispotico, Moreno, cafone arricchito col business dei cellulari.

Non ha avuto paura di confrontarsi con i personaggi del passato?
Moltissima. Non sapevo se sarei riuscito a dar loro un'evoluzione, a farli stare al passo con la società di oggi. Non era semplice incarnare nuovamente la lora anima, riadattarli alla mia faccia a distanza di anni e rapportarli alla realtà di oggi. Oggi i tempi sono più cinici e noi siamo più arrabbiati con tutto il mondo. Credo di esserci riuscito: i miei personaggi ora sono più cupi, più cattivi. E' il segno dei tempi fanno sempre ridere ma di una risata meno aperta, più interiore.
Ci voleva una buona dose di follia per farli rivivere ed io ce l'ho messa tutta e poi mi sono divertito. Un divertimento faticoso ma appagante: come suonare la chitarra elettrica.



Per il personaggio del professore si è ispirato a qualcuno?
Vagamente ad un latinista, amico della mia famiglia ma in realtà sono andato molto a braccio. Mi hanno influenzato molto i film degli anni 50. Lui rappresenta il male indistruttibile e per me era un personaggio che avevo in pugno. Appena finivo di essere truccato e vestito come lui partivo con le battute e non mi fermavo più avrei potuto fare qualsiasi cosa con il Callisto Cagnato. La scena in cui è in macchina con la prostituta moldava è quasi interamente improvvisata, mi è venuto spontaneo rappresentarlo in quel modo.

Proprio in quell'episodio emerge una critica ad una certa classe politica...
Si, la mia è una critica all'etica di certi politici. Da loro, che hanno in mano il timone del Paese, pretendo rigore e disciplina. Non ammetto comportamenti osceni come quelli visti di recente in Senato. La loro volgarità supera di gran lunga quella dei cafoni romani del mio film!"

Il suo professore è anche un bigotto ipocrita. E' un'altra stoccata verso la nostra società?
Sì, ho voluto bacchettare un po' certi comportamenti ipocriti. A dire il vero volevo essere ancora più pesante ma poi mi sono fermato. Il fatto è che certi comportamenti mi indignano a morte: gente che parla del Papa, di Padre Pio, e poi, dietro nasconde una realtà di vita squallida. Credo che nella vita, soprattutto chi ricopre certe cariche deve dimostrare di essere coerente.

Sembra che i figli in questo film riscattino la cattiveria e la sciatteria dei padri...
Si, il comun denominatore di tutto il film è il candore, l'ingenuità dei ragazzi contrapposto alla volgarità degli adulti. La freschezza delle nuove generazioni, dei figli che guardano i loro padri con commiserazione e gli danno delle lezioni di vita.



In questo film, soprattutto nei primi due episodi, si respira un'atmosfera cupa, triste. E' anche questo un segno dei tempi?
No, in realtà il riferimento alla morte è una cosa mia mia, fa parte della mia maturazione, del mio vissuto. In qualche modo ho voluto esorcizzarla.

Dopo questa regia non sente il bisogno di essere diretto, magari in un ruolo diverso?
Certamente. Dopo tanti anni di carriera spero qualcuno mi proponga un ruolo diverso con il quale confrontarmi. Un giorno ho incontrato Sorrentino e gli ho detto: "perchè non fai un film su Otello ambientato dove vuoi tu e mi fai fare Jago?". Claudia Gerini che era con me si è proposta per il ruolo di Desdemona e Paolo mi ha risposto: "ci devo pensare..."

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Il film sarà nelle sale il 7 marzo


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(Martedì 4 Marzo 2008)


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