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Scomparire nel nulla nel nome della sicurezza nazionale

Rendition

Per l'uscita del film, dibattito aperto per le detenzioni illegali


di Roberto Leggio


Roma – Sparire nel nulla ed essere torturati per crimini non commessi. Lasciare nel dubbio famiglie, mogli e figli. Volatilizzati senza sapere perché. Dissolti, così, all’improvviso quasi non fossero mai esistiti. Una tecnica crudele, antietica, paradossale. Perché in realtà queste persone, questi volti, questi uomini senza più un passato, sono stati in realtà sequestrati illegalmente, incarcerati in paesi sconosciuti e qui torturati per estorcere confessioni “indotte”, spesso non veritiere. E tutto in nome della Guerra al Terrorismo, vera o presunta che sia. Nel gergo comune vengono chiamate Renditions, perifrasi per indicare carcerazioni illegali messe in pratica dalla CIA dopo l’undici settembre. Secondo il Parlamento Europeo e Amnesty International, questa pratica inumana è stata applicata parecchie volte. Perfino qui in Italia, con il clamorso caso di Abu Omar. Un tema difficile da credere, spesso celato dai governi che hanno permesso l’uso del propri aeroporti per scali logistici o tecnici ad aerei Usa, carichi di scomodi “prigionieri”. Ed è proprio dell’altro giorno, la notizia che il governo britannico si è scusato pubblicamente, colpevole di aver dato per ben due vole in “affitto” una sua base per delle Rendition. I toni aspri e critici, sono tratte dal discorso dell’eurodeputato Claudio Fava, alla presentazione del film Rendition, storia neanche tanto inventata, su un caso di detenzione illegale. L’opera diretta dal sudafricano Gavin Hood (premio Oscar per Totsie), è un vero pugno allo stomaco dello spettatore perché mette a nudo le dinamiche di un “sequestro di persona” di un ingegnere chimico egiziano, ma naturalizzato americano, accusato di avere dei rapporti con un terrorista arabo dopo un sanguinoso attentato nella piazza centrale di una città nord-africana. Il film si sviluppa su due piani narrativi, la prima è quella delle torture a cui assiste un osservatore della CIA, sempre più convinto dell’innocenza dell’uomo; nella seconda è il dramma della moglie americana del rapito, che arriva a smuovere le alte sfere della politica e dei servizi, pur di sapere che fine abbia fatto suo marito. Senza pietismi e con molta forza emozionale, il film è un vero atto di denuncia civile nei confronti della crudeltà del governo americano, convinto di agire per il bene della sicurezza nazionale.


Per ovvi motivi, la pellicola è stata bocciata in patria, ma promosso a pieno titolo nel resto del mondo. Da noi uscirà il prossimo 29 Febbraio in moltissime copie distribuite dalla Eagle Pictures, quasi a ridosso della riapertura del processo sul caso Abu Omar, nel quale la Corte Costituzionale dovrà decidere sul conflitto di attribuzioni sollevato dal governo italiano nei confronti di quello americano, per aver agito senza nessun preavviso. “Non sappiamo se l’udienza effettivamente si terrà il 13 Marzo” ha dichiarato il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, titolare dell’inchiesta “Ma la procura di Milano porterà avanti in tutti i modi il processo”. La chiosa ha il sapore di un avvertimento alla volta del governo americano. “Il film mi è piaciuto molto, e andarlo a vedere è un altissimo atto di civiltà. Il cinema può essere il veicolo giusto per scoperchiare scomode verità e risvegliare le coscienze” ha proseguito Spataro. “Il racconto del film è aderente alla realtà e storicamente attendibile nel ricostruire tutte le tappe di una Rendition”. La messa in scena è un surrogato di mille storie, ma si ispira alla vicenda vera di Maher Arar, un ingegnere delle telecomunicazioni di 34 anni residente ad Ottawa in Canada, sequestrato mentre transitava all’aeroporto di New York. Fu portato prima in Giordania, facendo tappa a Ciampino e quindi deportato in Siria, dove è stato sottoposto a undici mesi di torture e maltrattamenti. Su questa vicenda è intervenuto Claudio Fava “Dopo la liberazione, Arar ha testimoniato che nei trentotto minuti in cui l’aereo, nel quale era prigioniero, è stato fermo a Ciampino, un uomo armato, presumibilmente dei servizi segreti italiani, è rimasto in piedi a sorvegliare che nessuno di estraneo si avvicinasse al velivolo.” E’ una contraddizione, perché, ha aggiunto “molti governi europei, tra cui il nostro, vedono il lavoro compiuto dalla commissione dell’Europarlamento con paura e preoccupazione”. Segno che la questione a Strasburgo è in la da venire.



(Venerdì 22 Febbraio 2008)


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