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La suggestione della seduzione

Parlami d'amore

Love Story, tra carte e amori in cerca di maturità…


di Roberto Leggio


Per gli amanti incalliti “Amare significa non dover mai dire mi dispiace”, è una frase che ha fatto epoca. Ma si trattava di trent’anni fa. Adesso, dopo che molte barriere sono letteralmente cadute: “Non c’è donna che non si possa conquistare”, è una assurgo che mette bene in chiaro chi (e come) si “sbatta” oggi per amore. Non c’è nessun bisticcio e nemmeno una scelta filosofica nel confronto tra i due “aforismi”. Però dà un quadro preciso sul come l’amore (quello vero?) sia cambiato nel giro di sei lustri. Non c’è donna che resista alla seduzione è in pratica il senso del film di Silvio Muccino, che esce nel giorno della festa degli innamorati, proprio perché parla d’amore e delle pene che ne conseguono. O almeno ci prova. La storia è pantografata dal romanzo omonimo scritto dallo stesso Muccino Jr e dalla sceneggiatrice Carla Vangelista, best seller di larghe intese improntato su un menage a trois nella Roma contemporanea. Sasha è un ragazzo problematico, figlio di genitori tossicodipendenti, che tira a campare restaurando mobili (si intuisce, non si vede, ma si immagina che quella sia la sua occupazione), nella casa della viziosa Benedetta. Non sapendo come farla cadere nelle sue braccia, va a scuola di seduzione da Nicole, donna matura con un passato a pezzi, troppo “vecchia” per l’attuale compagno e fin troppo giovane per non lasciarsi avvolgere dalle spire dell’amore.



Silvio Muccino ci impiega due ore per dirci che il vero fulcro della storia è tra Sasha e Nicole, e che la “dannata” Benedetta è solo un veicolo per la maturazione adulta del personaggio principale. Nel mezzo (perché la dannazione non è solo d’amore), c’è anche la maledizione del Poker, metafora (neanche tanto velata) di una tardiva presa di coscienza. Come regista alla sua prima esperienza, Silvio Muccino si mette d’impegno, costruendo un film im-perfetto, giocato da luci giuste, momenti di intensità emotiva e un buon gusto per i particolari. E’ nello svolgimento della storia che invece incappa nella trappola del romanticismo, cedendo forse un po’ troppo nel sentimentalismo che si vorrebbe vincitore su tutto. Per questa sua dicotomia, Parlami d’Amore non è un film facile, e probabilmente nemmeno per tutti, denso com’è di tanti temi trattati. Ma è pur sempre un film d’amore. In tutti i sensi. Muccino Jr, forse debitore del più affermato fratello (certe invenzioni di regia vengono da li) , è però coraggioso nell’aver concepito e portato a termine un’opera molto “atipica” pur essendo classica. L’estetica vince sul racconto e forse a volte questo non basta.

Giudizio **

Gadget del film “Parlami d’amore”
Il cuore rosso
Creato in esclusiva da Vic Matié



(Martedì 12 Febbraio 2008)


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