 Un thriller deludente Sogni e delitti Psicologismi generici su colpa e rimorso, appiattiti dall'onda del destino
di Pino Moroni Al cinema ho imparato a diffidare delle trilogie, quadrilogie o serie. Gli Jedi VI delle "Guerre stellari", i "Rambo IV", o " Rocky V", il maghetto III "Harry Potter" o i nani III del "Signore degli anelli". Ultimamente anche le sociologie canadesi delle "Invasioni barbariche III". Non poteva mancare Woody Allen con la trilogia del delitto, -più o meno- con castigo, a Londra. Il giallo con la morale leggera, è stato detto. Sogni e delitti (Cassandra's Dream, 2007) mi è sembrato una polpetta riscaldata dopo i primi due film. Il secondo Scoop (2006) era stato creato, a detta di Allen, sul set del primo film Match point (2005, l'unico riuscito), per girare ancora con quella bella e brava attrice della Scarlett Johannson. Tanto bella e brava che Allen ha trovato per "Sogni e delitti" una quasi sosia (Hayley Atwell) che la fa molto rimpiangere.

Altra costante in questa trilogia di gialli è il delitto di brava gente fatto alle spese di brava gente. Ma questo è oggi molto comune. Con i rimorsi successivi di derivazione "Delitto e castigo" di Dostoevskij. E questo, a quanto sembra nei nostri recenti processi non è assolutamente comune. Dispiace dirlo ma la nevrosi cinematografica di Woody Alleen è sempre più evidente. Nella prima parte sembra entusiasta di creare una storia nuova ed eccitante, ma allo stesso tempo, fa correre la storia con un montaggio affannato, quasi come se non vedesse l'ora di finire. Due o tre riunioni di famiglia, come al solito super-agitate e verbose, per giustificare la necessità del delitto. Le motivazioni, quali perdite al gioco e amore folle di due poveri bravi fratelli (Colin Farrell e Ewan McGregor fanno fatica a immedesimarsi) vengono trattate con molta sufficienza filmica.

Scena clou al riparo di un albero sotto una pioggia battente: il malavitoso zio ricco (un ispirato Tom Wilkinson) dal quale si sperava un aiuto, commissiona brutalmente un delitto come se i nipoti fossero due killer. È l'inizio di un pastiche in cui i due vanno avanti e indietro, strapazzati nella sceneggiatura e nella recitazione da un regista che deve portare a termine il film e non vede l'ora. Poi il crollo in psicologismi non troppo puntuali su colpa e rimorso appiattiti dall'onda del destino, con i due interpreti che vanno "in barca" alla resa dei conti, con una improvvisa beffa finale. A chi? C'è anche un finalino a sentire le chiacchiere inutili delle due troppo ignare e molto ignorate fidanzate.

Tutto girato in una Londra invivibile, invernale, cupa, filmata dal bravo Vilmos Zsigmond, con molta tristezza e "poca leggerezza" (morale o meno). Solo tanta voglia di psicoanalisi che possa interpretare i sogni incubo di un fratello ed i mostri nascosti dell'altro. Ben altro rispetto ai mostri veri, più profondi e più approfonditi, ad esempio, del film Le verità nascoste di Atom Egoyan (Where the Truth Lies, 2005). Il pubblico ha sfollato dal cinema con la delusione sul volto, perché non ha ritrovato il genio che conosceva. C'è da dire che il titolo originale Cassandra's dream (nome della barca dei protagonisti), riporta alla tragedia greca, quindi c'era poco da voler ridere.
Woody Allen ha detto che ora cambierà registro e genere, e che Roma (o Barcellona) lo chiamano. Speriamo bene.

(Lunedì 4 Febbraio 2008)
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