 Un film sulla vecchiaia che riesce a far sorridere La famiglia Savage Laura Linney è candidata all’Oscar
di Claudio Montatori Il mondo invecchia, si dice, e la vecchiaia fa sempre più paura. Sembra una contraddizione ma è la realtà. Partendo dall’osservazione di quanto appena enunciato, e da spunti autobiografici, la regista e scrittrice, qui anche sceneggiatrice, Tamara Jenkins, ha confezionato una pellicola che nonostante l’argomento drammatico riesce a far sorridere. “La famiglia Savage” narra le vicende di Wendy Savage (Laura Linney, candidata all’Oscar) e di suo fratello John (Philip Seymour Hoffman, premio Oscar per “Capote”, di Bennet Miller), due intellettuali, lui saggista e lei commediografa di scarso successo che non si frequentano da quando erano adolescenti e si rivedono a causa della malattia senile del padre, Lenny (Philip Bosco).

L’impatto con il genitore con cui avevano quasi perso i contatti, un padre dispotico che non hanno mai amato e che non li ha mai curati, al quale viene diagnosticato il morbo di Parkinson, li costringe a una frequentazione che li porterà a conoscersi meglio e ad apprezzarsi reciprocamente, nonostante gli iniziali disaccordi su come far passare al vecchio padre gli ultimi giorni di vita. Non era un film facile da fare, il rischio di cadere nel patetico è un’insidia sempre presente quando si parla della malattia e della morte. Tamara Jenkins riesce a evitare il rischio indirizzando l’attenzione sulle reazioni dei due protagonisti: fastidio, sensi di colpa, paura della propria inadeguatezza, accettazione. Creando situazioni anche comiche il dramma si stempera affiancando al tema della malattia e della morte quello dei rapporti tra fratelli. Da segnalare il confronto tra due attori, Laura Linney e Philip Seymour Hoffman, che rendono i personaggi credibili e senza forzature. Philip Bosco nei panni del vecchio padre, non sfigura in una parte non facile da recitare.
giudizio: * *

(Giovedì 24 Gennaio 2008)
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