 Un pastiche visionario di Francis Ford Coppola Un'altra giovinezza Temi fantascientifici e spunti psicologici
di Pino Moroni Nell'ultimo film di Francis Ford Coppola, Un'altra giovinezza, il tema è quello della solitudine dell'uomo post-storico, destinato a perdere ogni amore e valore spirituale. E la funzione che svolge il tempo nello sviluppo della conoscenza. Film intimista, antropologico, junghiano, per un regista da sempre profondamente filosofo e creativo (Peggy Sue si è sposata, 1986; Apocalypse now, 1979; Un sogno lungo un giorno 1982). Un regista che dopo grandi successi di cassetta, come la trilogia de Il padrino (1972-74-90), ha spesso rischiato tutto con film sperimentali. Categoria cui appartiene di sicuro anche quest’ultima Un'altra giovinezza. L'autore del romanzo che Coppola ha voluto tradurre in film è Mircea Eliade, intellettuale e storico del linguaggio, e delle religioni. Traduzione molto fedele, perché tanto il regista come lo scrittore vogliono con pari spirito narrare l’avvento dell’homo novus, quello che succederà all'homo sapiens.

La trasformazione è provocata da dosi massicce di elettricità (come fulmini, scariche elettriche meccaniche) oppure da esplosioni nucleari, che provocano la rigenerazione del corpo umano e una conseguente ipermnesia, ossia lo sviluppo di una memoria universale. Dominic Matei (Tim Roth) è l’interprete della storia di Coppola. Ha 72 anni, è un filologo orientalista, ed è colpito da un fulmine la notte di Pasqua del 1938, diventando un mutante. Il suo fisico ritorna all'età di 38 anni, e la sua mente acquista mezzi di conoscenza superiori. Comincia a parlare e capire correntemente lingue come il cinese o il giapponese, ed altre mai studiate e conosciute. Riesce anche a creare un suo doppio, con il quale comunica le sue idee e sensazioni. Suscita subito l'interesse dei dottori che curano le profonde e totali bruciature del suo corpo. E, di coneguenza, diviene oggetto di studio da parte dei servizi segreti romeni. Successivamente, lo analizzano quelli tedeschi, che già sperimentano sistemi di elettrocuzione artificiale, ossia provocata da macchine di tortura. Dominic Matei sarà allora costretto a fuggire in Svizzera, dove incontra una ragazza -somigliante ad un suo amore giovanile- che è stata anch'essa colpita da un fulmine. La donna si identifica, attraverso una qualche forma di metempsicosi, con una eremita indiana di molti secoli prima. Nei suoi incubi visionari riesce a parlare strane lingue: l'egizio, il sumero ed anche i proto-linguaggi inarticolati dell'uomo primitivo. I due si trasferiscono poi a Malta dove, mentre il professor Matei si esalta con la realizzazione della sua ricerca sulle origini della linguistica e dimentica così i suoi 87 anni biologici, la ragazza si logora con le estasi paranormali, ed invecchia precocemente. Malgrado il grande amore che li lega, il professor Matei decide allora di lasciare la donna, che così possa ritornare a sentirsi giovane e normale. Dominic Matei parte così, per tornare al suo paese d'origine, il 20 dicembre 1938. Stupirà i suoi vecchi amici con le sue notizie sul futuro, e nella notte morirà assiderato in un parco.

Per questa storia molto "fantasy", fondata su basi para-scientifiche e paranormali, Francis Ford Coppola ha usato il suo linguaggio filmico migliore. Una rigorosa ricostruzione di un'epoca, che sa del gusto floreale del liberty, ma anche delle durezze dell’espressionismo. Usa le atmosfere tetre da spionaggio in Svizzera, e le atmosfere solari da grandi passioni romantiche a Malta. Realizza le trasformazioni psico-biologiche degli interpreti con incubi visionari, e così mostra la parte onirica della realtà. Un film pieno di grandi temi fantascientifici e spunti psicologici sull'uomo del novecento. Quello che ha spinto troppo avanti le tecnologia, senza migliorare la conoscenza delle sue origini, il suo linguaggio, le trasformazioni esistenziali e sociali. E quindi è condannato ad una solitudine senza amore. Solitudine che, paradossalmente, è più sentita da intellettuali -come lo scrittore Mircea Eliade e il regista Francis Ford Coppola- che dagli spettatori, abituati ormai al vuoto dei film d'azione, escono dal cinema annoiati e senza aver capito.
(Domenica 11 Novembre 2007)
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