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Nell’ambito della Festa internazionale del Cinema di Roma

L’amore che ride

Un progetto Visioni - Cineclub Detour


di Pino Moroni


Scorreva già la pellicola. O meglio, si inseguivano le immagini di quell’omino che non rideva mai dal nome Buster Keaton (in “Il fabbro”) quando l’ombra di Tullio Pizzorno è comparsa sullo schermo.
Per un purista del cinema, viziato e drogato dalle immagini sullo schermo, la comparsa di una persona vera è stata un po’ sconcertante, se non fastidiosa.
Ho continuato a seguire le gags di Buster Keaton, mentre Pizzorno provava a creare un contatto con quello che accadeva sullo schermo. Lo accompagnavano nella difficile avventura Pietropaolo Veltre al basso e Aldo Fucile alla batteria.
Due mondi diversi: un autore che canta per un attore che non ride mai. Diceva Pizzorno: “Buster ha declinato ogni responsabilità per quello che io farò” C’era veramente da preoccuparsi…
Poi l’orecchio abituato alla musica dalle frequentazioni con concerti e musicisti di ogni tipo ha cominciato ad essere soddisfatto. O forse le immagini hanno cominciato a trovare qualche simpatia per quelle canzoni, e viceversa.
In più Pizzorno, -che si è dichiarato autore e non cantante- ha trovato la vena poetica, tra genuinità e professionismo, che piano piano ci ha conquistato. Sempre tenendo conto che un altro grande autore ed attore continuava a parlarci da dietro le sue spalle, ci ha raccontato semplicemente ed affettuosamente frammenti della vita privata di Buster Keaton.
Da quando era entrato, piccolo e vivace ragazzino, nella stanza del mago Houdini (con cui lavoravano i suoi genitori), alle crisi di delirium tremens provocate dal suo alcolismo, in tarda età.
L’amore per Natalie, sua prima moglie, ed i suoi problemi con le altre due successive.

Intanto Buster Keaton era entrato nel suo ruolo principale, con il corto “Viso pallido”, ma Pizzorno lo tallonava da vicino entrando nel suo ruolo di cantore della vita privata di Keaton.
Così, piano piano, le due arti si sovrapponevano, marciavano e s’incrociavano come i binari di una ferrovia, tra gli scambi di una stazione. E tutto diventava sempre più intenso, e godibile.
Abbiamo cantato con Pizzorno guardando Buster Keaton, abbiamo riso con Buster Keaton sentendo le canzoni di Pizzorno.

Una bella serata, il recital-concerto “L’amore che ride”. Belle tutte le canzoni, da L’amore che ride a C’è la luna, da Di vista alle Italian ballads. Buonissimi anche gli arrangiamenti, che mescolavano il jazz alla canzone, con risultati interessanti. Molti gli applausi, da parte di appassionati di cinema, che forse per una sera hanno apprezzato di più la musica live che non le immagini del cinema.


Il ritorno del "cineforum"?
Voglia di cinema
In forme nuove, torna la visione di gruppo
Il nuovo motto: «film, pizza, birra e blog».



(Martedì 30 Ottobre 2007)


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