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Splendido ritratto di donna coraggiosa e caparbia

Il matrimonio di Tuya

Orso d'oro al Festival di Berlino


di Roberto Leggio


Le piccole cinematografie vincono sempre. Ed è un piacere sapere (e soprattutto vedere) che un film mongolo (ma abbondantemente cinese); riesca a sbaragliare e vincere in un grande Festival come quello di Berlino. L’Orso d’Oro, assegnato alla pellicola di Wang Quan’an, è una dimostrazione di come si possa fare del buon cinema (semplice e lineare) senza l’uso di effetti speciali, dove contano di più i volti e le situazioni di un mondo sconosciuto fortemente legato a usanze arcaiche, quasi irrazionale (almeno per il nostro modo di pensare) nel difendere i propri valori. Lo dimostra la storia di una donna costretta a divorziare per cercare uno sposo che l’aiuti a mantenere, oltre ai figli, anche l’ex marito paralitico. Può sembrare una commedia dell’assurdo, invece è una tradizione secolare che permette ad una donna in difficoltà di poter garantire una stabilità economica a lei e alla sua famiglia. I pretendenti di Tuya sono tanti, alcuni perfino ricchissimi, ma la decisione sarà sempre ed esclusivamente sua. In quest’ottica Tuya incarna una memorabile figura femminile (l’unica ad avere a cuore il destino dei suoi cari), in contrasto con un universo maschile prepotente, gretto e a volte perfino assente. Ma nonostante il suo coraggio, la soluzione tanto ricercata si dimostrerà una “non soluzione”; foss’anche perché la sua vicenda umana si scontra (e non poco) con una insensibile ottusità.

Non servono mille elucubrazioni per mettere in evidenza il valore femminista e politico della vicenda, soprattutto se si pensa che in Cina (soprattutto in questa parte dell’intermongolia cinese), la condizione della donna è tuttora poco ottimale e che la nascita di una bambina è vista ancora come una disgrazia. La forza del film è data soprattutto nell’aver saputo riprendere la quotidianità della pianura mongola (un nulla affascinate, gelido, misterioso e poetico), nel quale la solitudine di Tuya viene enormemente amplificata. Il merito è della macchina di presa che, senza orpelli, riesce a scavare nel profondo, rimandando tutto ad una dimensione universale, affascinate e lontana da qualsiasi intento moraleggiante.

giudizio: * * * *



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(Giovedì 7 Giugno 2007)


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